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Laura Accerboni «Acqua acqua fuoco»
Un’originale poesia politica in forma macabro-surreale
Acqua acqua fuoco è la nuova raccolta di poesie della giovane poetessa genovese Laura Accerboni. Acqua che invade le case dove abitiamo, che si insinua sotto il letto, che diventa un incubo domestico… Il fuoco è corpi che bruciano ma anche, forse, una via di fuga. La propulsione verso una lontananza dispersa tra galassie e pianeti che viene evocata nelle ultime poesie è forse la conclusione di un percorso, il ritrovamento di ciò che fin dall’inizio si cercava.
Sono versi pieni di ferocia e di angoscia scritti con straniante impassibilità, come dimostra la poesia di apertura: «Ho fotografato | l'inferno | è sempre a fuoco | perfetto».
Di seguito alcuni estratti dell’accoglienza a Acqua acqua fuoco:
«Laura Accerboni frequenta galassie di esseri mutanti ("Al posto | della pelle | indossano | animali | vivi | dopo il caffè | si danno | la caccia | da soli"), propone distopie, sguardi sghembi su realtà minime cariche di ferocia, storie nutrite di ironia e sarcasmo, amarezza, ma che mantengono una lingua leggera pur se raccontano i migranti morti nelle acque del Mediterraneo ("Le correnti | portano via | anche gli ultimi | quelli che si sono | attardati | sul fondo | pensando che tanto | da qui non si esce") o il crollo del ponte Morandi (l'autrice è genovese), assumendo così una voce politica, calata nell'attualità».
Alessandra Pacelli, «Il Mattino»
«Laura Accerboni, poetessa nata ne l1985, sembra scrivere sotto l'ingiunzione di non dimenticare il male, l'orrore della natura e della storia. Sembra credere che solo a questo patto la poesia possa essere autentica, anzi che solo a questo patto la poesia possa ancora darsi. Se c'è il male (e forse alle spalle si scorge Theodor Adorno e il suo monito sull'impossibilità della poesia dopo Auschwitz), la poesia non può più cantare. Essa può darsi, forse, ma fissando quella voragine, dicendo e mettendo in scena ossessivamente ciò che si vorrebbe dimenticare».
Daniele Piccini, «la Lettura – Corriere della Sera»
«Vi sono momenti di potente sarcasmo: "Si raccolgono | per i campi | insieme | ai pomodori | hanno abitudini | particolari: | muoiono | tra le piante |e rinascono | già grandi | con lo stesso | nome." (p. 65). L'immagine è circolare, allude alla ciclicità della morte, che non riesce mai a cancellare il "sovrabbondare" della vita. La realtà emerge, tra questi versi brevi. Si parla di infiniti drammi, tra cui la tragedia del Ponte Morandi. Poesia politica? Ogni atto, anche un urlo, ha un "valore politico". Il lettore resta alla fine con il presentimento della "negatività del nulla". L'interesse che il testo suscita dipende, appunto, da come si considerava prima il "nulla", se non sia un dato su cui cominciare il processo creativo. La crudeltà è "scoperta"? Nel libro il nulla è una conquista».
Domenico Iannaco, «Il Foglio»
«La forza di questi versi sta nella semplicità di un appello che non lascia scampo, a cui si può solo rispondere “presente”, come per quel fenomeno atroce dell’esplosione che lascia impresse le sagome sui muri, anche quando i corpi che proiettavano quelle sagome sono disintegrati in cenere. È questa la qualità del fuoco che si staglia nel titolo, una possibilità di bruciare la retorica, il sentimentalismo, l’invadenza dell’io sulla pira inconsumabile dello sguardo. Se lo sguardo non viene distolto, quanti sono i drammi infimi o immani, da telegiornale o da resoconto privato, nobili o mediocri, che gli scorrono davanti!»
Maria Luisa Vezzali
«...in molti casi la poesia di Laura Accerboni muove da dettagli o stimoli di cronaca, e sotto l'acqua (alluvioni) ed il fuoco (guerre) possiamo certo iscrivere molte vicende occorse nell'ultimo decennio, ma grazie all'impianto stranito delle sue connessioni ci troviamo felicemente alla prese con un'invenzione del vero, piuttosto che con un gioco mimetico. Oltre l'acqua ed il fuoco, protagonisti del libro sono i corpi, variamente smembrati, il cemento variamente crollante, l'osmosi tra consumismo e cannibalismo, il domestico coniugato con l'orrido, a volte con esiti di spiazzante humor nero: “Con un colpo | solo | mi sono tagliata | la testa | dopo anni | di allenamento | non ho sentito | niente. | L’acqua bolle | e i bambini | sono già seduti |e puliti”».
Stefano Verdino, «Il Secolo XIX»
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2020Acqua e fuoco sono gli elementi che attraversano questa raccolta da cima a fondo. Acqua che invade le case dove abitiamo, che si insinua sotto il letto, che «arriva | alle lenzuola | e annega | ogni cosa». Un'eco delle morti nel Mediterraneo («Si disfano...