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Francesco Piccolo «Son qui: m’ammazzi»
i personaggi maschili nella letteratura italiana
«Son qui: m’ammazzi» è una delle frasi più celebri dei Promessi sposi di Manzoni. A pronunciarla è Lucia Mondella, sfinita e impaurita, di fronte all’Innominato. Ed è proprio a questo indimenticabile passaggio che Francesco Piccolo si ispira per il titolo del suo ultimo lavoro.
Quello che l’autore offre ai lettori è un saggio inaspettato e personale. Piccolo rilegge tredici capolavori che, con i loro protagonisti, sono entrati nelle nostre vite e hanno segnato in maniera indelebile il nostro immaginario, contribuendo a legittimare il mito della maschilità e la cultura virile.
Un viaggio che prende il via dalle fondamenta del Decameron, si snoda tra le peripezie matrimoniali di Zeno raccontate da Svevo e prosegue attraverso terre letterarie abitate da personaggi emblematici: il Principe di Salina di Tomasi di Lampedusa, ‘Ntoni di Verga, l’Antonio di Brancati, il Milton di Fenoglio. Tappa dopo tappa, il lettore si confronta con uomini che si ripetono uguali a sé stessi – vigliacchi e furiosi, gelosi e violenti – protagonisti di romanzi che hanno forgiato il canone della letteratura italiana.
Per dirlo con le parole di Teresa Ciabatti, nelle pagine del Corriere, «Piccolo inventa una nuova forma di romanzo d’essai (già lo era La bella confusione, solo che lì l'autore si dichiarava da principio personaggio). Un nuovo equilibro tra saggio e personale che va a definire l’esistenza di un uomo: dal vigore della giovinezza alla paternità, passando per l'anticipazione di vecchiaia, arrivando alla conclusione […] Son qui: m'ammazzi non è una presa di consapevolezza, tantomeno di virilità, piuttosto, alla Alice Munro, una visione dall'alto, dove l'alto è la vita accumulata, il montaggio temporale che dà senso ai singoli istanti».
Il libro ha suscitato, e sta suscitando, un vivace dibattito nella critica e fra i lettori. Quello dell’“essere maschio” oggi è un tema di grande attualità e Piccolo lo «affronta con grande lucidità: un problema che riguarda senz’altro l’educazione (e quindi il modo in cui tutte e tutti siamo stati cresciuti), ma anche (e forse soprattutto) l’influenza della letteratura» (Michela Marzano, «Robinson – la Repubblica»).
Ecco altri estratti dalla corposa rassegna stampa dedicata a Son qui: m’ammazzi:
«Con la sua consueta verve affabulatoria Piccolo s’immerge nella letteratura scritta dagli uomini per verificare, attraverso passi esemplari, come ha raccontato le magagne del mondo virile […] E cosa scopriamo, alla fine, leggendo con la guida di Piccolo queste e altre pagine? Qualcosa di diverso e direi anche di opposto rispetto all’assunto. I mostri non sono mostri, ma contraddizioni viventi: ci emozionano e ci fanno pensare, ci somigliano forse, ma nessuno vorrebbe imitarli. La letteratura, specie se è grande, non fornisce modelli di comportamento, non spinge all’emulazione, non “condiziona” meccanicamente il lettore. Ci mette a contatto, attraverso la forma, con contraddizioni e fantasmi che quotidianamente viviamo, ma che solo leggendo scopriamo di vivere».
Gianluigi Simonetti, «tuttolibri – La Stampa»
«Proprio gli esempi portati da Piccolo – in quanto esponenti della migliore letteratura italiana – offrono un antidoto e un avvertimento. Queste pagine danno infatti la misura precisa dell’essere maschio e dei pericoli in cui può incorrere e far incorrere. La lettura di Piccolo è raffinata e godibile, è un’analisi critica non dettata dalla ricerca di mia colpa ma dalla necessità di scoprire la propria differenza».
Giacomo Giossi, «Domani»
«Piccolo è sicuro, insieme a Carla Lonzi che cita nell'introduzione a questo viaggio umano e letterario, che il mito dell'uomo nuovo sia un'assurdità, che non possa esistere davvero, che dovranno passare altre ere geologiche».
Annalena Benini, «Il Foglio»
«…Allora già si percepiva la direzione in cui stesse andando l’antropologia della contemporaneità, che resta la cifra distintiva della scrittura di Piccolo. Qui procede ulteriormente. Scava, scompone, interroga, scuote, analizza e psicanalizza, esamina, interroga il mito della mascolinità riconoscendo in questo stereotipo i tratti generativi dell'animale che si porta dentro».
Generoso Picone, «Il Mattino»
«Piccolo scava negli anfratti foschi e inconfessabili della virilità, a denudare l'uomo e se stesso alla ricerca di quei grumi di patriarcato che, con pratiche rozze e brutali o strategie più sottili, si accaniscono sul femminile nei secoli dei secoli».
Maria Solari, «Donna moderna»
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2025Se l'impressione che abbiamo degli uomini è che siano potenti, arroganti, violenti, egoisti e famelici, allora, di questi uomini, ve ne sarà traccia anche nelle opere chiave della nostra letteratura, quelle che hanno in qualche modo contribuito a consolidare una certa idea di maschio. A...