Giulio Einaudi editore

Eugenio Borgna 1930-2024

Eugenio Borgna si è spento il 4 dicembre 2024, a 94 anni, nella sua Borgomanero, ove era nato il 22 luglio 1930.

Psichiatra di fama internazionale, fine conoscitore dell’animo umano e acuto indagatore delle emozioni, ha attinto il suo sapere dall’indefesso lavoro di ascolto terapeutico dei suoi pazienti. Il dialogo è sempre stato al centro della sua indagine, il fine ultimo della sua ricerca psichiatrica. Il suo obiettivo è sempre stato quello di andare oltre il manuale, oltre la teoria per raggiungere il cuore e la mente dei suoi interlocutori e pazienti, contribuendo incisivamente a rendere più calda e umana la psichiatria.

La laurea in Medicina e Chirurgia risale al 1954 all'Università di Torino e in pochi anni, parallelamente al cambiamento radicale della psichiatria, Borgna si affermò nel settore diventando prima responsabile del reparto di psichiatria dell'Ospedale di Pavia, quindi, dal 1963, direttore del servizio psichiatrico dell'Ospedale Maggiore di Novara.  Meno costrizione, meno repressione, meno forzatura. Questo è stato l’inossidabile principio su cui si è basato il suo lavoro di cura delle malattie mentali. E all’imposizione brutale delle cure psichiatriche di un tempo Borgna ha contrapposto i concetti preziosi di dialogo, ascolto e accettazione della fragilità dell’animo umano.

Se la psichiatria si configura come una disciplina che integra la biologia, la psicologia e la sociologia, Borgna per arrivare all’equilibrio sano della mente ha aggiunto e favorito lodevolmente l’aspetto umano.

Il suo lavoro, quindi, è stato fonte inesauribile per il binario parallelo e florido della scrittura saggistica, che ha avuto come orizzonte l’infinito evolversi e svolgersi dell’interiorità dell’essere umano immerso nella sua società. Ai tratti più umbratili della disperazione, del suicidio, della solitudine Borgna ha sempre contrapposto aspetti più fiduciosi e ottimisti, in un’oscillazione costante che corrisponde alla vibrazione dell’esistenza su questa terra.

Autore di molti libri importanti di valore scientifico, pubblicati con diversi e prestigiosi editori, ha trovato in Einaudi una casa accogliente per la sua straordinaria capacità comunicativa per un pubblico di non specialisti. Caratteristica dei suoi scritti divulgativi, infatti, era la sua capacità di rivolgersi alla letteratura e, soprattutto, alla poesia, che conosceva e amava. Il primo libro einaudiano appare già nel 2011, quando scrisse, insieme al sociologo Aldo Bonomi, Elogio della depressione, nella collana Vele, che si è rivelata per lui il luogo più congeniale ove raggiungere un vasto pubblico di lettori a lui molto affezionati. Qui pubblica fra i tanti, titoli come La fragilità che è in noi (2014), Parlarsi (2015), o La nostalgia ferita (2018). Nel 2017 aveva raccolto una serie di casi clinici in un libro più ampio, L'ascolto gentile, per la collana Frontiere, ora in tascabile. Così come sono in tascabile due fortunate raccolte di alcune sue Vele, dal titolo Le parole che ci salvano (2017) e Dare voce al cuore (2023). Ma ancora, quest'anno, nel 2024, con la consueta passione, ha pubblicato due Vele: In ascolto del silenzio e, poche settimane fa, L'ora che non ha più sorelle. Ci piace ricordarlo con alcune frasi dal primo di questi suoi due libri recenti, che ben riassumono il senso di responsabilità e di cura che egli sentiva nella comunicazione, clinica e quotidiana: «Ci sono parole che curano, e parole che accrescono il dolore, e questo non solo quando un medico si incontra con un malato, ma anche nella vita di ogni giorno. Siamo responsabili delle parole che diciamo, ma anche delle parole che avremmo dovuto dire e non abbiamo detto».