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Bérengère Viennot «La lingua di Trump»
«Tradurre è soprattutto restituire un messaggio, una sensazione, un contesto a lettori la cui cultura è diversa da quella di coloro a cui era destinato il messaggio in origine».
Bérengère Viennot
Bérengère Viennot di professione fa la traduttrice e lavora per la stampa dal 2000. Con il suo saggio, La lingua di Trump, ha voluto raccontare quello che lei definisce «un evento sconvolgente»: l’elezione, appunto, del nuovo presidente americano.
Questo shock ha colpito soprattutto il suo aspetto professionale perché «mi ha costretta con una violenza improvvisa a rivedere il mio modo di lavorare e mi ha brutalmente espulsa dalla zona di comfort nella quale mi crogiolavo beata dopo l’elezione di Barack Obama nel novembre 2008, senza peraltro che questo sconvolgimento apportasse il minimo beneficio alla mia attività» (La lingua di Trump, p. 4).
Il linguaggio di Trump è completamente diverso da quello dei suoi predecessori, è semplice, ripetitivo… ma allo stesso tempo contorto, volgare e indecifrabile: «parla senza applicare alcun tipo di filtro e senza nemmeno considerare a chi si sta rivolgendo, ed essendo un presidente è una cosa parecchio inusuale: lo è nella comunicazione politica, ma se ci pensate non farebbe questa gran figura nemmeno nel mondo normale» (Bérengère Viennot intervistata da Davide Piacenza, «Wired», link).
«La traduzione non si riassume nel tradurre delle parole»: è far passare un messaggio da una lingua a un’altra. Il che necessita di diverse tappe, nessuna delle quali è superflua. Un testo per prima cosa ha bisogno di un senso, di un messaggio da trasmettere; altra condizione necessaria per tradurre un discorso è conoscere a sufficienza la lingua dell’autore, la sua cultura, il suo percorso… sapere chi è.
E per capire il nuovo presidente americano l’autrice «va a cercare la potenza insieme primordiale e modernissima che cresce dentro il lessico di Trump, capace da solo – quasi più della sua politica – di scardinare un intero sistema di comunicazione, cambiando i meccanismi del discorso istituzionale d’Occidente, che sembrava ormai definito dentro i canoni classici seguiti in tutto il dopoguerra» (Ezio Mauro, «la Repubblica»).
La lingua di Trump è uno specchio implacabile: del presidente in persona, dell’America di oggi, della nostra epoca.
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2019La lingua di Trump è un esempio eclatante della comunicazione politica del nostro tempo: volgare, imprecisa, menzognera, violenta. Bérengère Viennot, traduttrice per la carta stampata e l'informazione online, si è trovata davanti un compito inedito dopo l'elezione di Donald Trump. Il presidente americano ha fatto...