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Altri colori
Attraversando Istanbul, davanti agli occhi di Orhan Pamuk scorrono immagini di eventi tragici come il terremoto del 1999, ma anche quadri della vita di ogni giorno.
Nell'isolamento del suo studio, poi, l'autore riflette sui libri amati, sulla religione, la politica e il ruolo del romanziere, sulla felicità, il risentimento, il ricordo.
Questi sono gli «altri colori» con cui Pamuk dipinge
lo stesso soggetto dei suoi romanzi: la vita.
Il libro
Quando un terremoto, alla fine degli anni Novanta, devastò Istanbul, Pamuk decise di percorrere le strade della sua città per prestare soccorso alle vittime e osservare, con gli occhi dello scrittore, le conseguenze del sisma. Il terremoto è soltanto l’ultimo dei disastri che hanno colpito Istanbul nel corso dei secoli: incendi, assedi, conquiste, invasioni, rivoluzioni sono gli agenti di una distruzione che ciclicamente ridisegna il volto della città. Eppure camminare tra le macerie, osservare i palazzi sventrati e le vite annientate, conduce Pamuk a una scoperta sorprendente: epoche, popoli e tradizioni a Istanbul non si sostituiscono ma si sovrappongono come sedimenti geologici, come gli strati successivi di rovine che si accumulano le une sulle altre. Tocca al romanziere inoltrarsi nelle profondità di questo territorio e opporre all’opera devastatrice del tempo e della storia il gesto riparatore della scrittura. E veramente è un gesto, un movimento: quello di chi scende in strada e diventa testimone oculare, di chi si addentra nella complessità dei fenomeni con la leggerezza e la sensibilità del flâneur e poi torna alla scrivania, armato solo della sua immaginazione, e scrive.