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Terra matta
«Cinquant'anni di storia italiana patiti e raccontati con straordinaria forza narrativa.
Un manuale di sopravvivenza involontario e miracoloso».
Andrea Camilleri
Il libro
«Se all’uomo in questa vita non ci incontro aventure, non ave niente darracontare». E Vincenzo Rabito, da raccontare, aveva una vita intera. Un’esistenza guerreggiata. Passata attraverso le trincee della Prima guerra mondiale, le bombe della Seconda, il «rofianiccio» del Ventennio, il flagello di una suocera terribile, la fame atavica del Sud contadino, l’improvviso benessere della «bella ebica» del boom. Finché, un giorno del 1968, si è chiuso a chiave nella sua stanza, senza dare spiegazioni a nessuno, e per sette anni ha ingaggiato una lotta contro il proprio semi-analfabetismo, digitando su una vecchia Olivetti la sua autobiografia. 1027 pagine a interlinea zero, senza un centimetro di margine superiore né inferiore né laterale, nel tentativo di raccontare tutta la sua «maletrata e molto travagliata e molto desprezata vita».