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Suttree
«Forse l'opus magnum di McCarthy... Con ogni probabilità il suo libro piú esilarante e insopportabilmente triste».
Stanley Booth
Il libro
«Caro amico adesso nelle polverose ore senza tempo della città… non camminerà anima viva all’infuori di te». Siamo a Knoxville, Tennessee, ed è il 1951. Stiamo per immergerci in sale da biliardo fumose, anfratti marcescenti e acque melmose che vorrebbero risucchiarci. Stiamo per incontrare una schiera fenomenale di «ladri, derelitti, miscredenti, paria, poltroni, furfanti, spilorci, assassini, giocatori ruffiani, troie, sgualdrine, briganti, bevitori, ubriaconi, trincatori e quadrincatori, zotici, donnaioli, vagabondi, libertini e debosciati vari», e in mezzo a loro, a ridere e piangere con loro, ad affondare e forse riemergere con quelli che riemergono, conosceremo un pescatore, un uomo. Si chiama Cornelius «Buddy» Suttree, e questo è il suo mondo.