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Misteri dei ministeri
Immaginate Fantozzi riscritto da Gadda!
Filippo La Porta
Una sorta di trattato beffardo e paradossale della burocrazia italiana, con movenze kafkiane e un estro linguistico da scrittore di razza. Tutto ruota intorno a un misterioso manoscritto firmato da un fantomatico signor D.K. 55. Il manoscritto contiene materiali vari fra i quali una serie di documenti che testimoniano i soprusi del potere amministrativo nei confronti dei cittadini. Esposti e lagnanze rivolti alle autorità si alternano mescolate cronologicamente, cosí che i destinatari - un Ministro, il Presidente della Repubblica, il Re o il Duce - sembrano la stessa cosa in un tempo, il tempo della pubblica amministrazione, che non cambia mai. Al di là dell'originale struttura narrativa, il pregio del libro è il viaggio dentro la lingua italiana a piú livelli, dal burocratese perfettamente riprodotto alla parodia della scrittura saggistica, dall'italiano popolare al delirio surrealistico. Un classico della letteratura satirica che tanto piacque a Italo Calvino. Con un'appendice di carte inedite.
Il libro
Chi dice che l’Italia manca d’una letteratura satirica? Ben possiamo dire che Misteri dei Ministeri è uno dei libri piú rappresentativi dei nostri anni, e che come oggetto della sua satira non sceglie certo un tema marginale o retrospettivo, ma prende di petto il nodo piú doloroso che impastoia la vita italiana, il male piú incancrenito da cui nessun cambiamento di regime o d’istituti è riuscito a liberarci: l’assurdità burocratica. […] Dalla prosa delle pratiche burocratiche questo libro fa scaturire un fuoco di fila d’aneddoti grotteschi, di paradossali contes philosophiques; ora assume la forma del trattato scientifico (sulle proprietà fisiche e sulle misteriose radiazioni alla Ministerialità) ed etnologico (sul culto della Potenza ministeriale coi suoi rituali e le sue formule propiziatorie); ora colleziona un prezioso florilegio da un genere letterario solitamente negletto dagli studiosi: il «ricorso», l’«esposto», il «pro-memoria» all’autorità competente; per culminare nell’enunciazione d’una vera e propria Utopia, quella dell’«Amministrazione all’aperto». […] Lo sguardo dei satirici senza illusioni, da Swift a Ionesco, non conosce compassione: solo cosí può pretendere di andare fino in fondo.
dal risvolto di Italo Calvino (1973)