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Daria Bignardi «Libri che mi hanno rovinato la vita»
e altri amori malinconici
Partendo dalle passioni letterarie che l’hanno formata, con la sua scrittura intelligente e profonda, lieve, Daria Bignardi si confessa in modo intimo – dalle bugie adolescenziali agli amori fatali, fino alle ricorrenti malinconie – narrando l’avventura temeraria e infaticabile di conoscere sé stessi attraverso le proprie zone d’ombra.
Memoir di formazione, breviario di bellezza, spudorato atto di fede verso il potere delle parole, questo libro è un percorso sorprendente e imprevedibile fatto di domande, illuminazioni, segreti, che pungola e lenisce, fa sorridere e commuove.
Già in altre sue opere Daria Bignardi aveva condiviso dettagli e momenti della sua vita privata ma, come lei stessa ha ammesso nell’appassionata conversazione con Siri Hustvedt su 7 – Corriere della Sera, «mai sono stata così sincera come in questo libro in cui parlo di me per parlare di libri. Gli scrittori devono essere spudorati. Devono scordarsi di avere marito, figli, fidanzati. La loro famiglia deve sapere che quello che l'autore scrive diventa qualcosa che, una volta pubblicato, non gli appartiene più. Appartiene soltanto al lettore. E non c'è più nulla di personale».
Libri che mi hanno rovinato la vita sta ricevendo una calorosa accoglienza da parte dei lettori e della critica. Di seguito alcuni estratti:
«Libri che mi hanno rovinato la vita è un viaggio nell'ombra della luce. Sono sicuro che porterà molte lettrici e molti lettori a identificarsi con chi lo ha scritto, e speriamo a capire, come lei, che l'errore non è soffrire, ma identificarsi nel dolore e indossarlo come un'identità paradossalmente rassicurante […] Questo libro è una traversata popolata di titoli e di incontri con i vivi e con i morti, un viaggio che racconta quanto furiosamente grande sia la vita […] Noi lettori ci scaldiamo con felice contagio al fuoco di questa febbre».
Vittorio Lingiardi, «la Repubblica»
«[…] Qui le api da seguire sono i libri, e ognuno porta all'altro tirando fuori idee, persone, luoghi lontani tra di loro nel tempo e nello spazio, eppure stranamente affini. Viaggiando tra le letture dell'autrice – ragazzina nella sua stanza della casa di famiglia, poi universitaria tentata dal dark, provinciale e globale, londinese, milanese, figlia, madre, giornalista, scrittrice – i suoi incontri diventano i nostri: citazioni che graffiano, autori tremendamente vivi anche se (alcuni) dimenticati da tempo».
Giulia Ziino, «Corriere della Sera»
«Invidio tantissimo il titolo e l’idea del libro di Daria, che sto leggendo e mi sta piacendo moltissimo… Avrei voluto scriverlo io».
Roberto Saviano a «Le parole della settimana», Rai3
«Un libro che non ha paura di niente […] Non posso dire quante cose ci sono dentro queste pagine. Ma posso dire cosa mi è sembrato di fare mentre lo leggevo: prendere un libro di quelli che avevo da bambina, quelli che li aprivo e il cartone saltava su, e si animava la pagina, e si animavano i personaggi, e ti animavi tu. Una specie di magia».
Antonella Lattanzi, link
«L'impresa di essere veri e di vuotare il sacco, parlando di libri. Bello Bello».
Marco Missiroli
«Sempre commovente, con quel suo modo trattenuto di parlare delle cose dell’infanzia, pescate nella memoria, riesumate da certe campagne bolognesi che ormai sono un panorama suo, e chissà se noi lettori di Bignardi le vediamo solo perché ce le racconta lei. Qui sul prato però nascono libri, libri che correggono la vita, le ansie materne che costringono (altro tema della poetica di Bignardi), che sanciscono una carriera, passano di madre in figlia e hanno la colpevole responsabilità di far sognare l’amore».
Valeria Parrella, «Grazia»
«”Dio creò l'uomo perché gli piacciono le storie”. Mi è venuta in mente questa frase di Elie Wiesel leggendo il libro di Daria Bignardi, anche se, debbo vergognosamente confessare, a parte Celestino e Zarathustra, molti degli innumerabili altri libri di cui parla la Bignardi io non li ho letti. Però sapere di tutti questi libri che devo ancora leggere mi ha rallegrato la giornata. La ragione del mio interesse, non essendo un critico letterario, ha a che fare, ça va sans dire, con il cervello».
Giorgio Vallortigara, «Domenica – Il Sole 24 Ore»
«Il fatto è che parlare di Libri che mi hanno rovinato la vita non può non significare anche confidare un po’ di sé. Bignardi infatti chiama in causa i suoi lettori, è come se dicesse continuamente loro: su, parlami un po’ di te, di quello che hai letto da adolescente, nella tua formazione. E più che mai se, come è capitato a me, trovo nel suo libro tante affinità – vuoi generazionali vuoi di amori giovanili (per certi libri, s’intende). Sono un po’ più vecchia di Daria Bignardi, però in queste sue pagine ho sentito qualcosa di condiviso nel profondo ma che pure affiora ogni volta che continuiamo ad aprire un libro, a metterci a leggere qualcosa di nuovo. Perché ogni volta che succede porti inevitabilmente con te negli occhi e dentro tutte le pagine già lette».
Elena Loewenthal, «Limini», link
«E' un'autobiografia-libreria, un memoir-biblioteca che inevitabilmente cuce la vita dell'autrice a quella di chi legge. E' la metà di un libro perché l'altra l'abbiamo tutti scritta in segreto dentro le nostre teste, esistendo e leggendo (e per questo pretende una recensione divagante e zigzagante)».
Giacomo Papi, «Il Foglio»
«È un libro vitale e romantico, non lieve, crudo, spietato, genuino, ricco e soprattutto sincero, che attraverso il racconto di una vita resa cognitivamente più intensa grazie (anche) al dolore spinge il lettore sulla pericolosa china di una domanda che è il mio sacro Graal quando a mia volta scrivo: perché cazzo continuiamo a essere così curiosi e attratti dal mondo? Perché insistiamo tanto per sentirci parte di qualcosa che in fin dei conti è un abisso? Ecco cos’è il libro di quest’autrice per me».
Stefano Sgambati, link
«L’autobiografia libresca di Daria Bignardi merita molti complimenti […] Mi piace il tuo modo di raccontare i libri intrecciandoli con la vita dell’autore, e condividere il ricordo di quelli che ho letto anch’io in un disordine di libertà, Arbasino e Pearl Buck, Dorothy Parker e Marcel Proust, Bianciardi, Mailer, Maugham. Immagino il sorriso stizzoso dei sapienti barbuti».
Natalia Aspesi, «il venerdì – la Repubblica»
«Un’autobiografia di lettrice commovente e luminosa».
Vasco Brondi, link
«Un memoir spudorato, ironico e colto, che intreccia letture e privato, racconto personale e fiction».
Roberta Scorranese, «7 – Corriere della Sera»
«Nei segmenti di questa autobiografia di lettrice, anticonvenzionale e sincera, il fumo delle sigarette, un’alzata di spalle di Fortini, gli occhi di Grazia Cherchi, i versi di Drummond de Andrade, le giornate ansiose, le giornate malinconiche e quelle inspiegabilmente allegre, i processi di raffreddamento del dolore, il futuro che sparisce, un tramonto di giugno che cala su via Barbavara a Milano, tutto, tutto ha il potere di una rivelazione […] Potreste sentire, leggendo queste pagine, un pizzicore agli occhi, ma è una commozione allegra».
Paolo Di Paolo, «L’Espresso»
«Un libro che pungola e lenisce, che fa sorridere e commuove, proprio come fa la vita quando la meta, senza sconti, è conoscere se stessi».
Giulia Calligaro, «Io Donna»
«Daria Bignardi solleva nuovamente il velo sulla sua vita e si mette a nudo in un memoir intimo e sincero, che si struttura in 12 capitoli. Uno per ogni mese dell’anno. Il tratto autobiografico, mai assente nella precedente produzione d’esclusivo genere romanzesco, emerge preponderante in questa somma o breviario di bellezza».
Francesco Lepore, «Linkiesta», link
«Libri che mi hanno rovinato la vita e altri amori malinconici mi ha rapito. Ci sono tanti punti di contatto personali: sarà che l'ho divorato nei giorni in cui un caro amico, un cantante lirico, ci lasciava, sarà che le tue pagine sono rivolte a noi bulimici della lettura e, ancora, sarà che c'è un richiamo generazionale forte. Su tutto, questo vale per gli "amici" de L'Unione che ora ci leggono, che è proprio una bella narrazione in cui ti metti con garbo e generosità a nudo».
Francesco Abate, «L’Unione Sarda»
«La puntata di oggi sarà un grande omaggio ai libri. Attraversare la vita dei suoi dolori con l’aiuto dei libri, mi pare uno dei segni del libro di cui parliamo oggi […] Daria Bignardi attraverso i libri che l’hanno formata, ci racconta cosa significa vivere la vita con i libri».
Giorgio Zanchini a Quante storie, Rai3
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2023Partendo dalle passioni letterarie che l'hanno formata, con la sua scrittura intelligente e profonda, lieve, Daria Bignardi si confessa in modo intimo - dalle bugie adolescenziali agli amori fatali, fi no alle ricorrenti malinconie - narrando l'avventura temeraria e infaticabile di conoscere se stessi attraverso...