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Mia suocera beve
«Io rimugino tantissimo. Quando cammino. Quando lavoro. Quando mi diverto. Quando mi compiango. Quando faccio l'amore. Soprattutto quando non lo faccio».
Il libro
Vincenzo Malinconico è un avvocato semi-disoccupato, semi-divorziato, semi-felice. Ma soprattutto è un grandioso filosofo autodidatta, uno che mentre vive pensa, si distrae, insegue un’idea da niente facendola lievitare. E di deriva in deriva va lontano, con l’aria di sparare sciocchezze dice cose grosse sull’amore, la giustizia, il senso della vita. Intorno a lui capitano eventi straordinari, ma piú straordinari ancora sono i pensieri bislacchi che vanno e vengono dalla sua testa alla tua con assoluta naturalezza, spiazzandoti. Alla fine gli vuoi bene davvero, a Vincenzo Malinconico, anche quando, come in Mia suocera beve, viene nominato difensore d’ufficio in un anomalo processo ripreso in diretta dalle telecamere di un supermercato, dove un mite ingegnere ha sequestrato un boss della camorra. E con la sua proverbiale irresolutezza e il suo naturale senso del ridicolo, riesce a impedire una tragedia e forse anche a dare un senso a quel gran pasticcio che è la sua vita.