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Alessandra Sarchi «Il dono di Antonia»
Un magnifico romanzo su quel potere enorme che è dare la vita
Nel suo nuovo romanzo Alessandra Sacchi racconta la storia di Antonia, una madre biologa che ha scelto di allevare capre in campagna, e di sua figlia Anna che, ventenne, ha smesso di mangiare. Il loro rapporto è teso e Antonia si domanda se, rifiutando il cibo, Anna non stia tentando di svincolarsi dalla sua devozione materna.
Dietro questo legame ce ne sono altri, altre madri e altri padri che devono affrontare, disorientati, il disturbo delle loro figlie. Il racconto che si snoda fra le pagine avvince ed inquieta: «Ha un andamento tutto suo, che sorprende: diminuisce e aumenta, si restringe e si allarga — come i corpi che ingrassano e dimagriscono. Corpi in crescita, donne in gestazione. Ora il romanzo si apre a tante storie, ora si restringe a una, resoconto interiore, cunicolo, che conduce ad altre storie ancora, generando ulteriori racconti» (Teresa Ciabatti, «Corriere della Sera»).
Da che cosa si vuole liberare Anna rifiutando il cibo? Protesta con il corpo e la sua «magrezza maligna» sembra un’accusa verso la madre. Quella di non averla amata abbastanza, di non averla nutrita a sufficienza o di averla portata a vivere in campagna? Pur di capire Antonia frequenta un gruppo di sostegno per genitori di figli anoressici ed «è nelle parole degli altri che si ritrova e, con fatica, ridimensiona la colpa. Scomponi la colpa, come indica Alessandra Sarchi, ribaltando così il luogo comune che vuole l'origine dei disturbi alimentari nel rapporto madre-figlia» (Teresa Ciabatti, «Corriere della Sera»).
Poi, un giorno, arriva la telefonata di un ragazzo americano e con lui il passato di Antonia torna a galla. All’improvviso arriva Jessie, nato dalla donazione di un suo ovulo ad un'amica; un figlio mai visto che ora cerca una madre, quella stessa che Anna rifiuta. È autentica quella maternità surrogata o i figli «sono di chi li cresce, di chi li educa, di chi li sopporta e chi li rende autonomi, amandoli»?
Mentre sua figlia sembra volersi liberare di lei, qualcuno che non può chiamare figlio invece cerca Antonia: «Ho deciso di scrivere un romanzo su questo argomento perché mi interessa lo spostamento di confini fra quello che consideriamo naturale e quello che è artificiale. Quando questo confine in continuo movimento riguarda la vita e la morte o la longevità - penso alla scoperta degli antibiotici o ai trapianti - non facciamo fatica ad accettarlo. Quando invece va a toccare una cosa come la riproduzione e la generazione, che ha una sua sacralità, legata anche alle religioni o all'istinto di sopravvivenza della specie, allora ci sono delle resistenze. E diventa necessaria una mediazione culturale» (Alessandra Sarchi intervistata da Caterina Bonvicini, «L’Espresso»).
«Un libro bellissimo per cui si potrebbe inventare la definizione di "romanzo a dubbio", perché solleva domande su un problema attuale e scomodo come quello dei nuovi modi di dare la vita consentiti dalla tecnologia medica, senza prendere mai posizione. Il tema oggi molto discusso, ma poco rappresentato in letteratura si libera di ogni ideologia e diventa «una questione di carne prima ancora che di pensieri, con tutto quello che d'inesprimibile e di oscuro la carne si porta dietro» (Caterina Bonvicini, «L’Espresso»).
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2020Antonia vive a Bologna e ha una figlia adolescente, Anna, che da qualche tempo ha problemi di alimentazione. Il loro rapporto è teso e Antonia si domanda se, rifiutando il cibo, Anna non stia tentando di svincolarsi dalla sua devozione materna. Poi, un giorno, arriva...