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Morte a Breslavia
Un romanzo di enorme suggestione ci fa vivere nelle strade, i ristoranti, i teatri, le case altoborghesi, le tante lingue e genti di Breslavia, grande città europea. Un nuovo, inaspettato personaggio. Il cinico, bon vivant, formidabile commissario Eberhard Mock.
Il libro
Breslavia, maggio 1933. All’inizio del Terzo Reich, quando i nazisti si infiltrano ovunque. Mentre la città continua a vivere la sua vita febbrile un’ombra di morte avvolge tutto. Una serie di omicidi efferati sembrano evocare un rito. Ed ecco entrare in scena Eberhard Mock, dalla morale ambigua, ma dalle idee chiare e dai fortissimi appetiti. In coppia con il berlinese Anwaldt, avvia un’indagine dai risvolti impensabili destinata a spaziare avanti e indietro nel tempo.
Sul treno Berlino-Breslavia la baronessina Marietta von der Malten viene trovata assassinata con la sua governante e il capotreno. Quando Mock appare sul luogo del delitto la scena che si presenta è agghiacciante: la ragazza ha l’addome squarciato e da esso fuoriescono alcuni scorpioni. Sulla parete della carrozza, appare un messaggio tracciato col sangue e scritto forse in una lingua antica. Dalle magioni della vecchia aristocrazia cittadina ai nuovi bordelli frequentati dai nazisti, le indagini porteranno il commissario a ficcare il naso in tutti gli ambienti di una città che di lí a poco la guerra cancellerà dalla carta della Germania, trasformandola in territorio polacco.
A Breslavia la calura regnava incontrastata. La conca in cui era situata la città bruciava sotto le correnti d’aria arroventata. Venditori di limonata si erano sistemati con i loro ombrelloni all’angolo delle strade, davanti ai negozi o in locali appositamente adibiti all’uso. E non necessitavano certo di réclame, anzi avevano dovuto assumere aiutanti per farsi portare secchi pieni di ghiaccio dai magazzini. Una massa di persone accaldate e incessantemente impegnate a sventagliarsi affollava i caffè e le pasticcerie dell’elegante Gartenstraße. Alla domenica, sulla Liebichshöhe, dove la cittadinanza prostrata respirava polvere all’ombra di castani e platani fronzuti, musicisti fradici di sudore intonavano marce e valzer. Parchi e giardini pubblici erano gremiti di vecchietti che giocavano a skat e di bonnes esasperate che cercavano di calmare i loro pargoli congestionati, mentre i ginnasiali che non erano partiti per le vacanze, dimentichi ormai dei vari coseni e Arminio e Dorotea, si sfidavano in gare di nuoto sul Bürgerwerder. Il Lumpenproletariat, che popolava i vicoli miseri e lerci intorno al mercato e Blücherplatz, ingurgitava cisterne di birra poi la mattina si risvegliava davanti alla porta di casa o in un canaletto di scolo. La gioventú organizzava battute di caccia ai ratti che ormai imperversavano nelle discariche e negli immondezzai. Dalle finestre pendevano malinconiche le lenzuola bagnate. Breslavia ansimava. I produttori e i venditori di ghiaccio e limonata si fregavano le mani, e le fabbriche di birra lavoravano a pieno ritmo…