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Paolo Cognetti «Senza mai arrivare in cima»
«Alla fine ci sono andato davvero, in Himalaya»
Il Nepal, un paese schiacciato fra l’India e la Cina, e da quel progresso che prima o poi lo raggiungerà. Il pellegrinaggio intorno al monte Kailash, considerato una cima sacra. Il Leopardo delle nevi di Matthiessen, scrittore partito alla volta dell’Himalaya con la speranza di incontrare il felino delle nevi, che ha finito per riscoprire la propria anima.
Tutto questo è alla radice di Senza mai arrivare in cima di Paolo Cognetti, vincitore nel 2017 del Premio Strega con Le otto montagne. È il racconto illustrato, caldo, dettagliato del viaggio che l’autore ha compiuto sul finire dei suoi quarant’anni insieme ai suoi amici Nicola Magrin, pittore, Remigio, che vive da sempre sulle Alpi dove Cognetti passa molti mesi l’anno, e a una carovana composta da una quartina di membri, fra uomini e animali.
L'Himalaya non è una terra in cui addentrarsi alla leggera: è montagna viva, abitata, usata, a volte subita, molto lontana dalla nostra. «Il diario di Cognetti è questo Kora tibetano, un viaggio che sembra procedere tortuosamente verso una meta, ma che invece è una circumambulazione continua attorno al silenzio, alla solitudine più piena, quella dove non siamo noi a sfidare superbamente la natura, ma è il suo altrove originario a espugnare senza sosta i nostri limiti» (Andrea Velardi, «Il Messaggero»).
Quando mi sono trovato in un luogo sacro, naturale, la mia preghiera è stata: Fa’ che io abbia gli occhi buoni per guardare, e parole buone per raccontare quel che ho visto. Paolo Cognetti al Circolo dei Lettori, Torino
Durante questa affascinante e faticosa esperienza l’autore ha riletto, e rivissuto, Il leopardo delle nevi di Matthiessen, uscito nel 1978: «Il Sacro Monte, scrive Matthiessen, è come il perno di una grande ruota i cui raggi sono formati da quattro grandi fiumi che scorrono fino a i mari indiani. Il cerchio è un mandala, la montagna è all’origine del mondo. È una bellissima leggenda e il viaggio di Cognetti è un po’ la rivisitazione mentale di questa leggenda, di questo mito» (Paolo Mauri, «la Repubblica»).
Il lettore può rivivere le notti infinite in tenda con Nicola, l'assoluta magnificenza della montagna contemplata con Remigio, il saliscendi del cammino in alta quota, l'alterità dei luoghi e delle persone incontrate: «Cognetti, tra pecore azzurre e leopardi invisibili, ha fatto un viaggio nell’aspra poesia della natura» (Paolo Mauri, «la Repubblica»).
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2019«Alla fine ci sono andato davvero, in Himalaya. Non per scalare le cime, come sognavo da bambino, ma per esplorare le valli. Volevo vedere se da qualche parte nel mondo esiste ancora una montagna integra, vederla coi miei occhi prima che scompaia. Sono partito dalle...