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La scienza come professione. La politica come professione
Le due conferenze, già apparse nel 1948 - nella traduzione di Antonio Giolitti - con il titolo Il lavoro intellettuale come professione, in un volume dei «Saggi» Einaudi, e ristampate nella «Nue», sono qui riproposte in una nuova piú rigorosa traduzione, corredata da un'ampia introduzione di Wolfgang Schluchter, che ha anche curato l'edizione delle due conferenze per l'opera completa tedesca.
Il libro
Il volume comprende il testo delle due conferenze La scienza come professione e La politica come professione che Max Weber tenne a Monaco rispettivamente nel novembre 1917 e nel gennaio 1919, nell’ambito di un ciclo di conferenze sul «lavoro intellettuale come professione» organizzate dall’«associazione dei liberi studenti», e pubblicate nello stesso 1919. Pronunciate nell’epoca che vide la crisi della potenza tedesca, le due conferenze sono il frutto piú maturo della riflessione weberiana sul senso della scienza e della politica, ma soprattutto sul loro rapporto: un rapporto complesso, di rimando reciproco ma soprattutto di distinzione. Contro l’appello all’intuizione, che tanta presa aveva nella gioventú universitaria tedesca, contro le pretese della «profezia professorale», Weber rivendica il rigore scientifico e la funzione specialistica dell’insegnamento accademico, che non può consentire al docente di farsi propagandista di una qualsiasi concezione del mondo. E contro la riduzione della politica a politica di potenza, quale l’aveva praticata la Germania guglielmina, Weber fa valere la tesi che la politica persegue sí fini di potenza, e si avvale sempre della forza come mezzo indispensabile, ma è al tempo stesso presa di posizione pro o contro determinati valori. Scienza e politica traggono cosí il loro diverso «senso» della teoria dei valori, che Weber venne definendo negli ultimi anni di vita.