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L’ebreo che ride
La grande tradizione dell'umorismo ebraico ha in Moni Ovadia un interprete d'eccezione. Come ha scritto Giovanni Raboni, «ci sarebbe impossibile ormai fare a meno di tutto ciò che Ovadia è riuscito in pochi anni a renderci, da remoto e straniero che era, famigliare e quasi nostro».
Il libro
Nei suoi spettacoli teatrali tra una storiella e una canzone yiddish, Ovadia ha preso su di sé il compito dolcissimo e in qualche modo terribile di far rivivere per noi, per tutti noi, una realtà, una cultura e un mondo di storie praticamente cancellati dalla follia criminale nazista: la cultura popolare ebraica dell’Europa dell’Est.
Nella videocassetta, prodotta original- mente per Einaudi, è lo stesso Moni Ovadia a guidarci in un percorso tematico tra i suoi fortunatissimi spettacoli, da Dybbuk a Oylem Goylem a Ballata di fine millennio, dei quali vengono qui presentati allo spettatore alcuni brani, in una sorta di antologia d’autore. Ovadia si conferma uno strepitoso cantastorie, un affabile giullare, un intenso menestrello, irresistibile nel narrare le storielle della tradizione dello shtetl.
Nel volume, di grande interesse è la parte che Moni Ovadia dedica, accanto al racconto, a ripercorrere le storie, i retroscena, le origini perse nei mille volti anonimi che le hanno rese vive, del celebre Witz, di cui Ovadia dà la seguente definizione: «Risarcisce i vinti e sculaccia il mondo che si pretende ordinato e invece è solo scemo».