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Le dodici tribù di Hattie
Una madre, una moglie, un'amante. Questo è Hattie. Una donna vera che la vita, le sue difficoltà, ha reso forte, trasformando la fragilità in corazza. Madre di molti figli, di troppi forse, a cui tanto, troppo forse, ha sacrificato: ma ognuno di loro, ogni membro della «sua tribú», è una vita unica e irripetibile, un cristallo che porta in sé la luce che l'ha generata.
Il libro
Nel 1923, Hattie Shepherd – quindici anni – lascia la Georgia e si trasferisce a Philadelphia, nella speranza di conquistare la sua fetta di sogno americano. Due anni dopo sposa August e insieme vanno a vivere in Wayne Street: è una piccola casa in affitto ma i vicini sono gentili e poi, le assicura il marito, è una sistemazione provvisoria finché non ne compreranno una. Ma non sarà così, e in quella casa rimarranno per molti anni (la prima delle molte delusioni che le darà August): lì Hattie crescerà i suoi molti figli, la sua «tribú», preparandoli a quel mondo che ha imparato a conoscere, un mondo che fa di tutto per spezzarti e respingerti. Un mondo, però, a cui non puoi darla vinta. Dodici vite, dodici storie che si fondono in un monumentale affresco corale. Un intreccio perfetto, per raccontare l’amore e la perdita, la volontà e le incrollabili speranze di una famiglia che attraversa, con coraggio e caparbietà, otto decenni di storia americana. Ayana Mathis ha il dono – che la critica americana ha accostato a quello di Toni Morrison e Marilynne Robinson – di infodere nelle vite dei suoi personaggi, struggenti, spesso tragiche, sempre umanissime, la grandiosità dell’epica, la capacità, cioè, di incarnare un destino collettivo: quello che le dodici «tribú» di Hattie conquistano tra mille difficoltà non è solo una possibilità di vita e di realizzazione individuale, ma uno spazio di libertà e partecipazione che è quello di tutti i cittadini afroamericani del Novecento.
***
«Le prime pagine dell’esordio di Ayana mi hanno letteralmente tolto il respiro».
Oprah Winfrey
«Hattie è uno dei personaggi piú affascinanti e profondi che abbia letto dai tempi della Olive Kitteridge di Elizabeth Strout».
«Mosaic»
«La voce di Ayana Mathis è unica. Versatile, allo stesso tempo lirica e spietata, contemplativa e viscerale. Ma è, soprattutto, una voce capace di immergere i lettori nella testa e nel cuore dei personaggi».
Michiko Kakutani, «The New York Times»
«Un libro costruito con sapienza, in cui ogni frase nasconde un tesoro: poetico, sincero. E vero».
«Salon»
«Le dodici tribú di Hattie è un libro magnifico e necessario fin dalla prima frase».
Paul Harding, premio Pulitzer per L’ultimo inverno