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La Duchessa di Amalfi
Il capolavoro di uno dei piú importanti autori del teatro inglese nella traduzione inedita di uno dei piú importanti autori della letteratura italiana: la cupezza e l'originalità della tragedia di Webster rivivono nell'incontro con la vividezza e l'intensità dello stile di Manganelli.
Il libro
La duchessa di Amalfi è uno dei capolavori del teatro inglese, un’opera di grande modernità che mette in scena un crudele rapporto vittima-carnefice. La claustrofobica vicenda di una nobildonna prigioniera e poi vittima della folle gelosia dei suoi fratelli, realmente accaduta nell’Italia rinascimentale e tramandata da una commossa novella di Matteo Bandello (La Duchessa di Malfi), trova nell’opera di Webster, autore misterioro e controverso quanto mai attratto dai lati oscuri della realtà, gli accenti di una vertiginosa incursione nelle ambiguità dell’esistenza. Questo testo, che unisce grandi motivi di interesse, ha attratto fin dal secolo scorso per le sue caratteristiche numerosi autori di grande rilievo, da Swinburne a Eliot e a Harold Pinter, che lo ha indicato come episodio centrale del suo avvicinamento al teatro nell’adolescenza, confessando in una recente intervista: «Quel linguaggio mi ossessionava». Giorgio Manganelli ha dato de La duchessa di Amalfi una lettura di eccezionale intensità, compiendo nella sua traduzione, realizzata per uno spettacolo firmato da Mario Missiroli nel 1979 e finora inedita, un viaggio verso una lingua ricca di metafore e doppi sensi, ma nello stesso tempo estremamente teatrale e non timorosa di un corpo a corpo con la contemporaneità. La passione dell’autore di Letteratura come menzogna per gli elisabettiani, presente anche nelle sue opere di fiction e di critica, trova qui il suo compimento con magnifici risultati di reinvenzione stilistica.