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Le rose di Evita
Le rose, in questa favola quasi vera, sono fatte di carne viva, memoria d'amore e presente di fatica. Come l'«Encantadora», mitica e fatale, dedicata nel 1947 a Evita Perón e al suo viaggio in Riviera, dove ai giorni nostri il quindicenne Marco ricerca e ricostruisce quel passato prossimo ancora cosí dolente.
Il libro
Marco ha un padre che si ammazza di fatica sulla terra ostile per piantare le nuove Dallas o le preziose MacArthur, e ha una madre, giovane e ancora chiara di vita, che lascia la casa e se ne va sulla collina di fronte, lontana dalle pietre e dai silenzi ostinati del marito, e accoglie nella sua nuova casa un uomo giovane e allegro come lei, con la pelle scura. Marco cerca a tentoni di spiegarsi questa lacerazione familiare e vorrebbe una guida; vorrebbe che anche per lui, come nei suoi amati western, ci fosse un cavaliere a insegnargli la solitudine. Ma la vita a quindici anni propone enigmi diversi e diverse fascinazioni: la piú paradossalmente concreta è quella donna bellissima dalla pelle color latte nella fotografia sulla credenza. E ne nasce un’altra trama per ritrovare la passione di un nonno che ha saputo viaggiare altri spazi e affrontare altre vie – del mondo e del cuore – per trapiantare le proprie rose nel giardino della Casa Rosada, a conforto di una donna magica ed evanescente di sofferenza.