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L’ospite celeste
Miro vorrebbe volare incontro a Josephine Baker, ma farà la fine di Icaro; Clementina rinuncia
all'amore e annega il dolore e la solitudine negli uomini; Paolo insegue segni dell'invisibile nella pietra delle sue sculture; Gian Domenico Cassini, Tycho Brahe, Keplero guardano le stelle e vedono dell'altro. E il «giocattolaio» Panamarenko costruisce macchine volanti senza aspettare
che si alzino dal suolo.
Uomini ancorati alla terra e uomini attratti dal cielo dialogano fra loro attraverso epoche, luoghi e storie che trovano senso in altre storie, cercando il significato della vita e della morte.
Il libro
Dopo Il salto dell’acciuga, Nico Orengo con questo romanzo indaga la storia di un artista: quella dello scultore belga Panamarenko che, nell’esistenza e nelle opere, tentava di scoprire l’origine della luce, «l’invisibile confine dell’aria», la «porta del cielo» oltre e attraverso la quale è possibile perdere peso, acquisire la capacità di volare. E la ricerca di quel segreto obbliga lo sguardo a incontri inaspettati, con gli altri artisti, con gli scienziati, con le città: fra Perinaldo e Salamanca, Venezia e Roncisvalle, Buenos Aires e Parigi, Praga e Torino, Leonardo da Vinci, le comete di Cassini, i calcoli e i sogni di Keplero e Tyco Brahe. Nella ricerca e nel ricordo s’affacciano alla pagina volti, e storie, e piccole canzoni: quella di Miro che si costruisce delle grandi ali cucendo bucce di banana, per volare a Montecarlo incontro a Josephine Baker; quella di Pepto Bismo, una scultura-soldatino con le girandole sulla schiena, che da Venezia cerca di raggiungere gli angeli di Giotto a Padova; quella di Clementina, convinta di sapere dove, ai Balzi Rossi, è sepolto il cranio di un elefante di Annibale; quella della Mir, astronave-barattolo che perde i pezzi nello spazio. E mappamondi, cannocchiali, carte del cielo e del sogno…