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Gesta dei Re e degli eroi danesi
Il libro
Fin dalle prime pagine, il Sassone “Grammatico” – il latinista Sassone – progetta un attacco alla storia tutt’altro che latino. Non deve nulla né a Livio né a Tacito, infatti, la strategia che sceglie di parlare dei tempi parlando invece dell’acqua. Neppure a Beda, che come Sassone si propone di raccontare le vicende di una patria insulare battuta dal vento e dal mare, scavata da fiordi e solcata da rapide, viene l’idea di lasciare irrompere in ogni capitolo grandi masse acquatiche: a rappresentare il corso selvaggio e pericoloso delle vicende ricordate – e più delle taciute – che spetta allo storico disciplinare e raffrenare.Quella di Sassone è una cosmografia ancora largamente mitologica e leggendaria, dove a dominare la percezione del Settentrione sta, appunto, il mobile, immane e lunatico Oceano. Le terre abitate e in primo luogo la Danimarca – il centro delle ‘Gesta’ – appaiono una sorta di relitti del mare. Ma è soprattutto nella remota Islanda che si celebrano i supremi giochi dell’acqua. Là scaturiscono sorgenti pietrificanti e velenose, e misteriosi, improvvisi getti spumeggianti che l’istante dopo si nascondono nella profondità della terra. Ma soprattutto trionfa il ghiaccio che dà all’isola il nome. A perdita d’occhio verso il Nord si stende infatti una gelida distesa oceanica, immaginata come minacciosa immanenza del Caos originario.Dall’isola ghiacciata e rovente vengono, dice Sassone, molte delle sue storie. La vicenda di Skjoldr, per esempio, il primo sovrano legislatore, sbarcato fortunosamente bambino (con un fascio di spighe in mano, racconta il Beowulf) da un paese misterioso e fatto re dai danesi. O la mirabile vicenda di astuzia e di melanconia che conduce il principe iuto Amleto a vendicarsi dello zio fratricida. O ancora, il ricordo della tragica coppia di amanti Hagbardr e Signe: figli di due re nemici tra loro e riuniti – come Romeo e Giulietta – solo dalla morte violenta.