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Il colpevole
Un racconto sobrio e potente, che rovescia La linea d'ombra di Conrad. Il tema è lo stesso: la giovinezza, i riti di passaggio per diventare adulti. Ma oggi non c'è un posto di comando da guadagnare. Sull'orlo della Storia, la vicenda di un ragazzo che si perde senza nemmeno saperlo, e non si accorge che la prova decisiva è quella appena passata.
Il libro
Sono in tre, dentro un campo di addestramento. Tre ragazzi qualsiasi che all’alba del ’68 si ritrovano insieme, uniti solo dal fatto che sono gli ultimi arrivati. Provano la tentazione della violenza, l’assurdità della condizione militare, il rischio fisico. Del resto, la guerra è lí, appena a un passo. Ciascuno ha una storia alle spalle, e una sua voce. Hubbard tranquillo e quasi trasparente, Bishop scappato da una famiglia insostenibile, con un fratello finito hippy a San Francisco e infine Lewis, spavaldo, taciturno, impulsivo. Ma la vita da cui speravano forse di ripararsi entrando in caserma, li circonda come le scintille di un incendio. E uno di loro finirà travolto, senza rimedio, e svelando col suo destino il destino di tutti. Il colpevole sviluppa, con uno stile conciso e sapiente, alternando i punti di vista, un racconto di crescente e insopportabile tensione, dove il disastro è sentito come continuamente imminente, e la minaccia sembra arrivare da ogni parte. E alla fine ci consegna il ritratto indimenticabile di un nuovo «innocente» per definizione – e dunque irrimediabilmente colpevole – che ci trasporta nelle atmosfere della grande letteratura. Quella di Billy Budd e, appunto, della Linea d’ombra.