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Questi assurdi spostamenti del cuore
Giorgio Gaber scandaglia il nostro sentire, fruga nella memoria. Attraverso quattro lunghi racconti parla di emozioni istantanee, di piccoli particolari, alcuni intensissimi, addirittura esagerati. Una spietata analisi dell'oggi, come sempre da Gaber, giocata ed espressa sul registro di una grande felicità narrativa.
Il libro
I monologhi di Giorgio Gaber scritti per il palcoscenico sono in realtà lunghi e intriganti racconti che rendono «vivi» i personaggi che ne sono protagonisti. Questa antologia ne mette assieme quattro tra i piú significativi, scritti da Gaber con Sandro Luporini. Il dio bambino è la storia di un amore che incomincia bene, affonda nell’indifferenza e si sfalda, per poi ritrovare una sua verità nella nascita di un figlio. Il caso di Alessandro e Maria è un dialogo intimo, lieve e drammatico come potrebbero essere i sussurri e le violenze di un interno borghese, frammenti di un discorso con sfumature d’assurdo e comicità leggera. Parlami d’amore Mariú, brevi atti unici in forma monologica, è un’ampia indagine sui sentimenti e sulla vita. Per finire con Il Grigio, storia di un quarantacinquenne che, disgustato dalla realtà che lo circonda, si rifugia in campagna in cerca di pace, ma è costretto a ingaggiare una lotta comica, metodica quanto inutile, contro un topo sempre piú disinibito, al punto di farsi la doccia nel lavandino del padrone di casa. Si parla di «spostamenti del cuore»; si parla, per dirla con lo stesso Gaber, «d’amore, non quello per il mondo… quell’altro. Io, per me, ogni volta che dico a una donna “Ti amo”, non so mai se è vero, e quanto. Certo, il delirio di mentire e credere è una cosa che si prende cosí… come il raffreddore. Questo non vorrebbe dire. Quello che per me conta è sapere quanto si finge e quanto si fa sul serio. Perché è proprio da lí, da questa pulizia del sentire, che si può trovare il coraggio di ridare un’occhiata al mondo».