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Il diario di Anne Frank
«Era mio dovere allargare il piú possibile la cerchia di coloro che volevano accogliere il messaggio di Anne, e per questo il teatro e il cinema erano i mezzi piú adatti. Dopo molte riflessioni e discussioni con scrittori è stata creata l'opera teatrale. Io sono convinto che essa adempie a una missione, e questa è la cosa piú importante».
Otto Frank, il padre di Anne.
Il libro
«Mi influenzò notevolmente la signora Roosevelt, la vedova del presidente scomparso nel ’45, che scrisse la prefazione per l’edizione americana del Diario, e con la quale ebbi occasione di parlare a New York. Ella mi fece notare che, dopotutto, un piccolo numero di uomini legge libri, e che era mio dovere allargare il piú possibile la cerchia di coloro che volevano accogliere il messaggio di Anne, e per questo il teatro e il cinema erano i mezzi piú adatti. Dopo molte riflessioni e discussioni con scrittori è stata creata l’opera teatrale. lo sono convinto che essa adempie a una missione, e questa è la cosa piú importante». Cosí Otto Frank, il padre di Anne, rievocava nei primi anni Cinquanta la genesi di questa pièce, che dal momento della sua prima rappresentazione, avvenuta a New York il 5 ottobre 1955, ha poi avuto un numero pressoché incalcolabile di messe in scena in tutto il mondo. È il copione del diario piú famoso, quello di Annelies Marie Frank, «giornale di bordo di una nave immobile nel centro di Amsterdam, che naufraga lentamente senza saperlo», scriveva Natalia Ginzburg, come pure testimonianza di una memoria che non può, e non deve, essere cancellata. In Italia, il Diario di Anne Frank è stato portato per la prima volta sul palcoscenico dalla Compagnia dei Giovani, nella stagione teatrale 1957-58, per la regia di Giorgio De Lullo, interpreti Annamaria Guarnieri, Romolo Valli e Umberto Orsini. Del 1959 è il film diretto da George Stevens, vincitore di tre Oscar.