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Una crisi fine secolo
Il libro
All’indomani del centenario della Rivoluzione francese, di fronte al dilagare degli scandali politici, agli attentati anarchici, alle nuove forme di organizzazione del proletariato, la cultura francese sembrò interrogarsi con sempre maggiore inquietudine su fenomeni complessivi che essa riassumeva nelle formule “crisi dell’individualismo”, “bancarotta della scienza”, “crisi del liberalismo”. La percezione dell’avvento di una società di massa, interpretata come “èra delle folle”, poneva problemi nuovi alle scienze sociali, e dava origine a discipline in parte inedite, quali la psicologia, collettiva, la psicologia delle folle, la psicologia dei popoli. Non fu questione che riguardasse solo la Francia. Gran parte della cultura dell’Europa occidentale si pose domande non dissimili, che nascevano da analoghe situazioni sociali e politiche. Di qui, in particolare, la circolarità e la corrispondenza fra cultura francese e cultura italiana, il vivace scambio di idee e di idee e di temi che giunse fino all’evidenza del plagio. Quasi un rispecchiarsi soprattutto fra due centri: quello francese, che si identificava nella “Revue des deux mondes”, negli anni della direzione Brunetière; e quello italiano, individuabile in particolare nella scuola di Cesare Lombroso, in una cerchia di scrittori, presto dimenticati, che tuttavia seppero trovare accenti di singolare modernità proprio in quanto il caso francese consentiva loro di leggere le vicende italiane come in proiezione.Nel breve arco dell’ultimo decennio dell’Ottocento si costituì un tessuto di idee, ipotesi, paradigmi che, innestandosi sulle specifiche culture nazionali, venne a formare una sorta di riferimento medio d’alta cultura, la cui permanenza, fino al luogo comune, si protrasse ben oltre gli anni di fine secolo. L’età dei nazionalismi a venire affondò in realtà le proprie radici, almeno in parte, in un clima della cultura internazionale largamente segnato da simili scambi e circolazioni di idee.