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Scusate se ho quindici anni
Ha quindici anni, e con lo stile fulmineo e sarcastico di un Bukowski racconta il suo liceo di Portland come se fosse l'intero universo, sospeso tra furore e tenerezza. Un debutto impressionante per freschezza, ironia e intelligenza.
Il libro
Linux Shoe suona il violoncello, ascolta Mozart ed è l’amico, il confidente. Scully le ha rubato il cuore. Go ora è sua nemica. Wonka Boy è lagnoso, «è quindicenne dentro». Braid Bitch «scopa allargando tutti i denti». Techno Boy è in cerca di una ragazza «che non gli divori il cuore con un coltello da bistecca». Vegan Grrl è un genio in tutto e «vuole salvare il pianeta». E ci sono poi tutte le altre amiche e amici. E i professori, e anche Paul Revere, il ragazzino eroe nazionale americano. E lei? Lei porta Birkenstock e Doctor Martens, ascolta Tori Amos Joni Mitchell Harvey Danger e si augura che i Weezer diventino famosi come i ‘NSYNC. Si definisce «PoMosexual», omosessuale postmoderna, perché non sopporta la parola «gay». E sa che la sua vita è «tutta bugie e refusi», scandita com’è tra un discorso di Bush e i luoghi comuni in cui tutti vorrebbero imbrigliare quelli come lei. «Come ci definite? Teenagers? Vi piace semplicemente chiamarci cosí? Siamo comici? Grasso e tette infantili, cazzi che non servono a niente, rossetto sui denti. Per voi siamo come piccoli replicanti e vi mettiamo a disagio. Ridete perché siamo voi». Lei invece sa che tutto «è solo amore», compresa la sua rabbia. Lei, il giorno dell’11 settembre, vede la gente che scappa dalla polvere e dai calcinacci, e riabbassa gli occhi sul suo bottoncino verde che si è staccato dalla camicia. Poi piange. Il giorno dopo, però.