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Le correzioni
Un turbine di sogni e delusioni, equivoci e sentimenti. L'appassionata ricerca della felicità nel romanzo dell'America di oggi.
Il libro
«Jonathan Franzen ha costruito un romanzo formidabile con la materia ricchissima che affiora dalla coscienza di un matrimonio, di una famiglia, di una cultura, la nostra. E lo ha fatto con partecipazione ed esuberanza, assoggettando il suo caustico temperamento moderno a un’ampia e generosa visione».
Don DeLillo
«Lo si sentiva nell’aria: qualcosa di terribile stava per succedere». Enid e Alfred Lambert, in una città del Midwest americano, trascinano le giornate accumulando oggetti, ricordi, delusioni e frustrazioni del loro matrimonio: l’uno in preda ai sintomi di un Parkinson che preferisce ignorare, l’altra con il desiderio, ormai diventato scopo di vita, di radunare per un «ultimo» Natale i tre figli che ha allevato secondo le regole rigorose e i valori dell’America del dopoguerra, attenta a «correggere» ogni deviazione dal «giusto». Ma i figli se ne sono andati, sulla costa orientale: Gary, dirigente di banca, è vittima di una depressione strisciante e di una moglie infantile e testarda; Chip, il secondogenito, ha perso il posto all’università per «comportamento sessuale scorretto»; Denise, la più piccola, chef di successo, conduce una vita privata molto discutibile, secondo i canoni dei Lambert.
Naturalmente «le correzioni» sono anche quelle che i tre figli cercano di impartire a se stessi, all’ambiente che li circonda e agli antiquati genitori. Senza troppa fortuna, perché le radici solidamente piantate nel terreno di St. Jude non sono facili da estirpare e sono quasi sempre la fonte di infinite catastrofi quotidiane. Piccole o grandi, comiche o tragiche. Ma altre «correzioni» imperversano: quelle del mercato finanziario della new economy, che subisce oscillazioni più da ottovolante che da altalena; della scienza, che esplora la chimica del cervello e, tentando di guarire ogni squilibrio, sembra voler uniformare le coscienze e i sentimenti; e perfino della gastronomia, che abbandona i territori sicuri dell’America per avventurarsi in quelli imprevedibili dell’Europa.
Il temporale annunciato spazzerà via molte cose di valore ma ne restituirà altre piú limpide, quasi luminose.
Le correzioni è un grande romanzo che si legge d’un fiato, trascinati da una scrittura ricca di umorismo, di umanità, di simpatia, e al tempo stesso duramente critica della società contemporanea lanciata in una corsa senza controllo e con pochi, incerti valori.
Il romanzo di Jonathan Franzen è diventato in poche settimane un culto per centinaia di migliaia di lettori. Prima o poi, in un personaggio o in una circostanza, è impossibile non riconoscere che i Lambert siamo noi. In un momento della nostra vita, in qualsiasi luogo del primo mondo.
«Non ho mai veramente pensato in termini di trama, ma piuttosto del nesso storie-personaggi. Per ciascuno dei personaggi principali, e per ciascuna delle parti principali del libro, mi sono sforzato di rispettare le unità classiche di luogo, tempo e azione. Volevo trovare problemi semplici, situazioni semplici – un uomo tenta di dimostrare alla moglie di non essere depresso; una donna che ama divertirsi parte per una crociera di lusso in compagnia di un marito che dà segni intermittenti di demenza – per poi abitarle il piú ampiamente possibile. Sfrondare e contenere sono compiti spiacevoli. Una volta stabiliti i vincoli di un racconto, però, ci si trova davanti al compito molto piú divertente di riempirlo di vita. Una Cosa mi ha sempre colpito, del commento di Robert Frost sul verso libero – che è come il tennis senza la rete – ed è che giocare a tennis senza la rete è difficile, frustrante e fondamentalmente poco divertente. Ho provato a farlo. Non mi sono divertito. I vincoli sono nostri amici».
Jonathan Franzen, da un’intervista a «The New Yorker» (24/12/2001)