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Attesa sul mare
Il libro
L’ultimo sporco lavoro di un marinaio dell’entroterra ligure prima di ritirarsi fra i suoi ulivi malati, con una donna per troppi anni abbandonata. Un’ultima fuga dalle cose più amate, l’estremo tentativo di fingersi déraciné, il gusto di sentire ancora, e forse per sempre, i silenzi del mare, il ritmo della solitudine.Edoardo ottiene un buon ingaggio, la nave che gli viene affidata è vecchia ma ancora solida. Destinazione: le coste dell’ex Jugoslavia. Carico: una partita di armi. La navigazione procede tranquilla in un intarsio di luci e di sensazioni, e di discorsi fra gli ufficiali che pudicamente mettono in comune ricordi e stati d’animo. Edoardo trova in un giovane spagnolo l’entusiasmo e la vitalità che non ha più, forse che non ha mai avuto: un possibile contravveleno per le sue laceranti malinconie. Si parla del passato, del futuro. Si evita di parlare del viaggio in corso, dei suoi aspetti morali. Ci sono i committenti che danno ordini via radio da un’agenzia di Tolone. E questo basta. Questo assolve. Solo loro sanno dove bisogna portare il carico, a chi consegnarlo, come farsi riconoscere. Però, a un certo punto, la radio tacerà: forse un guasto, forse un regolamento di conti fra gruppi di contrabbandieri rivali, forse l’opera dei servizi segreti. Gli ordini sono finiti, inizia l’attesa. L’attesa sul mare. C’è la necessità di attivare le coscienze, di ritrovare una stilla di energia, prendere decisioni, fare qualche cosa che non sia, al solito, fuggire.