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Menandro e la Commedia Nuova
I testi di Menandro e degli autori della Commedia Nuova che influenzeranno tutto il teatro comico successivo, da Terenzio a Molière a Goldoni.
Il libro
Gli antichi attribuivano a Menandro chi 105 chi 109 commedie, un numero stupefacente se si pensa che la sua attività si estese per soli trent’anni. In vita, il commediografo non riscosse molto successo; la sua gloria fu postuma. Per tutta l’età antica fu acclamato e ispirò la grande stagione della commedia latina. Nel Medioevo, invece, la sua opera andò quasi interamente perduta. Ci è stata restituita solo nel Novecento grazie a ritrovamenti papiracei: i papiri del Cairo, Bodmer, di Ghòran e di Ossirinco ci permettono di verificare sui testi se la sua fama di «specchio della vita» era giustificata o meno. Nelle sue opere, infatti, si ripresentano temi – neonati esposti, ricongiungimenti fra padri e figli, fanciulle sedotte con l’inganno – che riecheggiavano la grave crisi attraversata da Atene alla fine del IV secolo. Menandro portava nella commedia una sua moralità «naturale» derivatagli dall’insegnamento dei tragici. E il lieto fine accontentava lo spettatore suggerendogli un diverso stile di vita. Volendo dare un quadro completo della «commedia nuova», in quest’edizione si presentano anche i testi di Filemone, Difilo e Apollodoro di Caristo.