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La fine del Titanic
Rottami, frammenti di frasi, | cassette vuote, grosse buste commerciali, | bruni, fradici, rosicchiati dal sale, | estraggo dai flutti dei versi, | dai cupi, caldi flutti | del mar dei Caraibi, | dove pullulano gli squali, | versi esplosi, salvagenti, | vorticosi souvenirs.
Il libro
Ci fu un episodio che dai contemporanei venne sentito come una prova generale della fine del mondo in atto unico: il naufragio del Titanic la mattina del 13 maggio 1912 per la collisione con un iceberg. La nave era, allora, il non plus ultra della tecnica, e a bordo c’erano molti milionari autentici (i miliardari erano probabilmente di là da venire). Fu la fine della belle époque. Quel che venne dopo non fu la fine del mondo, ma la prima rata, la Prima guerra mondiale. L’argomento era già stato largamente sfruttato in libri e film. Enzensberger lo riprende nel quadro della sua analisi negativa del progresso: analisi negativa non in quanto escluda la possibilità di inquadrare il progresso in orizzonti positivi, ma in quanto constata adornianamente che finora esso è stato sempre accompagnato dall’ombra della follia – nella vita degli uomini, nei loro ritrovati e nelle loro teorie -, e che alla fine la somma del progresso è ampiamente soverchiata dalla somma della follia.
Dalla prefazione di Cesare Cases