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Papa Giovanni
Un cristiano sul trono di Pietro, cosí aveva scritto Hannah Arendt. Non a torto, perché Angelo Giuseppe Roncalli volle essere esattamente questo: un cristiano che si lascia scolpire dalle fonti e dalla storia. E un papa convinto che la chiesa avesse bisogno di riforma per conservare al Vangelo la sua eloquenza.
Il libro
È davvero un mistero il modo in cui un uomo come Angelo Giuseppe Roncalli, cosí intriso della tradizione della grande Chiesa che si respira nei secoli e non in un fazzoletto di intransigenza papale, pensa la sua vita di cristiano e promuove un concilio per il rinnovamento ecclesiastico nel segno dell’unità dei cristiani, dei credenti, del genere umano? Alberto Melloni risponde di no. E con questo libro muove dalla cultura di Giovanni XXIII, dalle sue esperienze e dalle sue aspirazioni. Spiegando perché egli volle il concilio Vaticano II come un «balzo innanzi» nella comprensione del Vangelo e nell’oggi della fede.
«Dopo decenni nei quali il papato romano aveva preteso di attingere autorevolezza dall’uso dell’autorità e su questa esigeva e otteneva devoto plauso, Angelo Giuseppe Roncalli attingeva alla dimensione spirituale e su questa costruiva un consenso “miracoloso”. Quello che era stato per quasi trent’anni uno dei piú efficaci diplomatici della Santa Sede, faceva della “santità” del papa non un attributo intimo e distinto dal potere di governare e d’insegnamento, ma la sostanza della professione cristiana e della funzione di vescovo.
Nessuno lo sapeva, ma dietro questo rilievo della dimensione spirituale stava una scelta e uno stile: ciò che aveva tenuto vivo da quasi settant’anni il fascicolo di appunti, esercizi ed esami di coscienza raccolti poi ne Il Giornale dell’Anima, i lunghi diari e le agende che sono una quotidiana verifica del proprio stile.
È da questo stile che nasce l’obbedienza del concilio, apparso inatteso fra le cose (un segretario di Stato, la lista dei cardinali e una santamorte) che tutti si aspettavano da lui».