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Le Provinciali
Diciotto lettere di feroce ironia contro i gesuiti, dal punto di vista di un giansenista. Una polemica teologica che si legge come un romanzo.
Il libro
Blaise Pascal interviene nella polemica tra giansenisti e gesuiti con un tono nuovo: la sua intelligenza e il brio della sua scrittura riescono a trasformare quello che potrebbe essere un’arida trattazione dottrinaria in un pamphlet che, da un lato, anticipa lo stile di Voltaire e, dall’altro, per la caratterizzazione dei personaggi fa sentire certe atmosfere di Molière, peraltro quasi perfettamente coetaneo di Pascal. Come ha scritto Michel Le Guern: «La lucidità con la quale Pascal giunge a smontare il meccanismo di discipline filosofiche profondamente tecniche, unita all’arte somma di far condividere al lettore le proprie convinzioni, fa di lui, incontestabilmente, il primo dei grandi giornalisti».
L’unica edizione disponibile in Italia delle Lettere provinciali. Il volume che completa un ideale dittico insieme ai Pensieri, ugualmente curati da Carlo Carena per la «Biblioteca della Pléiade».
«Ciò che perennemente brucia, nelle Provinciali, è la polemica contro le morte pagine, le morte anime, e le loro proiezioni tragiche nella storia e nella vita. L’ironia di Pascal non è troppo crudele per essere anche umoristica, oltre che morale. Tartaglia aggiunse: “Accogliamo di lui”, di Pascal, “una perdurante virtù polemica: la sua lotta contro gli infiniti gesti morti di una religione ridotta a piccola amministrazione, in nome di un’iniziale religione che sia incondizionata passione. Di più a Pascal oggi non possiamo concedere. Ma avete notato che quest’ultimo è il preciso senso di lui che ci viene dalle Provinciali“. Mentre Tartaglia scriveva il saggio “Le Provinciali” di Blaise Pascal, Mario Soldati (che in un collegio di gesuiti aveva studiato, come Joyce) andava mettendo su la raccolta di racconti L’amico gesuita. Il titolo soldatiano gioca ambiguamente, tra giansenismo e gesuitismo, tra distanza e compromissione, con il Pascal che, nelle Provinciali, si era accompagnato con un “amico giansenista”. Ma in ogni caso è il Pascal polemista che Soldati recupera: ora contro gli ineliminabili guasti morali di un’educazione gesuitica “troppo sbagliata”, e contro il conformismo cattolico. Ed è sintomatico che la polemica di Soldati qualche anno più tardi, nel 1950, si incanalerà nella forma epistolare che è delle Provinciali. La lettera, scritta a quattro mani con Bassani, apparve su “Il Mondo” di Pannunzio. Con il titolo Cattolici cattivi. La pubblicistica di indignazione e di militanza politica deve alle Provinciali l’arte ironica della requisitoria, persino nel genere letterario della lettera. Carena richiama giustamente il Settecento di Voltaire che, con la sua propensione al pamphlet non poteva non lasciarsi attraversare dalle Provinciali. Si aggiunga che molti sono i generi che, nel tempo, si sono lasciati contagiare dalla vivacità e dal mordente delle lettere di Pascal: dal romanzo, al racconto, all’articolo giornalistico. Risulta difficile, a volte, collocare Le Provinciali nello spazio e nel tempo. Eccedono sempre. Come fossero contemporanee a tutte le età, a tutti i movimenti, a tutte le passioni. Forse, dopo Le Provinciali, non possiamo non dirci pascalisants».
Salvatore Silvano Nigro