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Una poesia dantescamente «petrosa», fatta di materia sonora esplosiva. Insieme alle consonanti e alle rime, spesso ardite, a esplodere è l'apparenza tranquilla della realtà, che viene aperta come una ferita e di cui vengono mostrati i conflitti che stanno al suo interno.
Il libro
Una poesia dantescamente «petrosa», fatta di materia sonora esplosiva: i versi di Harrison possono essere politici, sociali, storici, familiari, autobiografici, metapoetici, ma tendono sempre alla deflagrazione. Insieme alle consonanti e alle rime, spesso ardite, a esplodere è l’apparenza tranquilla della realtà, che viene aperta come una ferita e di cui vengono mostrati i conflitti che stanno al suo interno.
Questa nuova raccolta di Harrison approntata per il pubblico italiano riunisce poesie di diversa provenienza, includendo brani dal suo teatro in versi, a dimostrazione che le esperienze teatrali, come peraltro quelle televisive e cinematografiche, sono tutt’uno con la sua produzione poetica.
I gaps del titolo possono essere vuoti e mancanze di diverso tipo: sono gli spazi che si aprono con la distruzione violenta di edifici e persone o semplicemente quelli fra i vivi e i morti, sono i salti generazionali o culturali. Sono fratture del mondo pubblico e privato, che non basta il buon senso o la buona volontà a ricomporre. Solo l’ironia, a volte lo sberleffo amaro, può cogliere i grumi più profondi del dolore e declinarli in modi funambolici. È l’unica, parziale, pacificazione possibile.
Silence and poetry have their own reserves.
The numbered creatures flourish less and less.
A language near extinction best preserves
the deepest grammar of our nothingness.
Silenzio e poesia hanno le proprie riserve.
Le creature numerate hanno un futuro sempre più indigente.
Un linguaggio vicino alla fine massimamente preserva
la grammatica più profonda del nostro niente.