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Il mito del Che
Il libro
Quarant’anni dopo la morte di Che Guevara, le cause che hanno fatto sopravvivere la sua figura leggendaria sono le stesse che hanno condotto al fallimento della lotta armata in America Latina. L’affermazione del mito guevariano – e la negazione dell’utopia che lo aveva generato – possono essere ricostruite lungo la parabola esistenziale e politica del Che, nel quadro della storia latinoamericana e guardando agli scenari internazionali nei quali si è compiuto il crollo del comunismo.
Quella di Alberto Filippi è un’appassionata e appassionante indagine sui rapporti contraddittori ma vincolanti tra utopia e mito. Un filo che attraversa da secoli la storia dell’Occidente e che già Marx e Sorel, Gramsci e Mariátegui, Bloch e Marcuse avevano cercato di comprendere. Prima che Guevara ce ne fornisse un’altra, spettacolare incarnazione.
Il mito del Che si presenta come «una creazione di fantasia concreta», come forse avrebbe nuovamente scritto Antonio Gramsci. Un’immagine che opera su una determinata configurazione dell’immaginario popolare e della sua ideologia per suscitare e organizzare la volontà collettiva. La ricostruzione della figura mitica del Che si può allora studiare come quella del Principe, come l’esemplificazione storica di una ideologia politica che non si presenta come raziocinio dottrinario. Un mito che ritroviamo nel momento in cui i protagonisti della lotta e delle proteste cercano il simbolo di un capo, del condottiero ideale che racchiude tutti quegli elementi passionali che attraggono i movimenti popolari verso la liberazione.
Alberto Filippi utilizza gli strumenti dell’archeologia storico-teoretica per decostruire i molti miti guevaristi latinoamericani ed europei, sorti di pari passo al decadimento teorico e alla fine politica del marxismo-leninismo, del maoismo, del comunismo sovietico. Perché è la morte del Che a trasformare l’utopia in mito, capovolgendola per sempre al di là e al di fuori dei diversi contesti storici. Laddove il mito del Che diventa infine il paradossale precorritore del crollo e del superamento del comunismo, nella ricerca di un nuovo possibile soggetto politico «global-popolare».