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Leonardo
Qual è il mistero che si nasconde fra le pagine dei famosi Codici di Leonardo da Vinci dense di pensieri e disegni? Quale singolare visione guida la sua arte e le sue numerose invenzioni? Cosa racconta ancora oggi il multiforme genio di uno dei piú grandi uomini del Rinascimento?
Il libro
Leonardo non era un pittore per professione. Nella sua lunga vita completò pochissime opere e la maggior parte le tenne con sé fino alla morte. Ebbe in realtà una carriera molto curiosa: fu capace di intrattenere una corte suonando l’arpa o cantando e allo stesso tempo fu in grado di progettare bastioni a prova d’assalto, strane macchine per volare e singolari riproduzioni del corpo umano. In una sola volta pittore, ingegnere, filosofo, curioso di scienza, costruttore, Leonardo fu però tutt’altro che un bizzarro talento sbandato per mille direzioni come spesso è stato letto il suo genio; in ogni sua ricerca e ossessione si può infatti rintracciare un tratto comune: l’incessante ricerca della verità e del modo piú efficace (ovvero piú “grafico”) di renderla. Per Leonardo la vista era infatti il piú importante dei cinque sensi: vedere era capire e disegnare diventava cosí possedere. Ogni generazione negli ultimi cinque secoli ha raccontato la leggenda di Leonardo da Vinci secondo il proprio stile, il proprio gusto e desiderio e l’artista non ha mai cessato di essere famoso anche se di volta in volta per motivi diversi, piú o meno veri, piú o meno scientifici. Martin Kemp, uno dei piú grandi e indiscussi studiosi di Leonardo, attraversa il denso velo della leggenda, ne sfida il mito, e ci offre un ritratto affascinante e non convenzionale dell’artista e della sua opera.
«Scrivo sulla terrazza di Villa Vignamaggio in Toscana, nei pressi di Greve in Chianti, dove corrono le antiche e pittoresche strade tra Firenze e Siena. Un tempo la villa apparteneva alla famiglia Gherardini, la cui figlia piú nota portava il nome di Lisa, moglie di Francesco del Giocondo e modella eternamente enigmatica di Leonardo. È un’incantevole terra di viti e olivi, aggrappati a morbide colline, interamente ricoperte da un mosaico irregolare di campi ondeggianti, alcuni d’un verde intenso, altri d’un bruno dorato, come grano tostato. È una terra che allieterebbe chiunque. La villa è oggi destinata all’affitto di stanze e suites per gli ospiti. Stanotte ho dormito nel grandioso letto della suite indicata come “Monna Lisa” (scritto proprio cosí, come abbreviazione di Madonna) […] Dopo tutto, è stata la sua casa di famiglia. Persiste nell’atmosfera una sorta di austerità. Un vento improvviso, tiepido benché soffi a intense folate, fa ondeggiare lo schermo del mio portatile come se un antico spirito fosse stato turbato dalla mia indagine sui suoi segreti. Forse questa faccenda di Leonardo sta diventando troppo intensa per questo tranquillo professore inglese, di solito cosí improntato a un sobrio empirismo. Inizia a piovere».