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L’estetica della città europea. Forme e immagini
Il libro
Perché una città è bella? La domanda è banale solo in apparenza. Per rispondere occorre infatti avviare una riflessione sulla forma dei nuclei urbani, aspetto paradossalmente trascurato dalla tradizione storiografica, che ha sempre teso a privilegiare l’analisi delle strutture socio-economiche. Ma allora, e qui si passa al secondo nucleo problematico del libro, è possibile immaginare l’esistenza di una sorta di «estetica urbana» applicabile in tutti i casi? In altre parole, l’autore si chiede se esistono dei criteri sulla base dei quali, in contesti geografici e culturali diversi, è possibile definire un agglomerato urbano «città». Va da sé che ogni «città» è diversa dalle altre, e diverso è il significato simbolico ed estetico che essa riveste per la società cui appartiene. Tuttavia è possibile riconoscere, nella tradizione dell’Europa moderna, alcuni atteggiamenti costanti nel giudizio di chi si interroga sulla bellezza della città e concorre alla sua costruzione: ricorrenze che proprio a partire dall’osservazione della forma urbana sembra possibile ricostruire e ricomporre. Occorre dunque descrivere, e argomentare criticamente, senza pregiudizi evoluzionisti, le ragioni dell’affermarsi di alcuni topoi e le qualità specifiche dei singoli elementi, siano essi case individuali, nuclei abitati o edifici adibiti ad un uso collettivo. Senza dimenticare che tutto quello che si guarda è soggetto a continue trasformazioni e che nulla è creazione di un unico soggetto. Il tempo, e le aspettative funzionali ed estetiche della collettività, sono infatti elementi fondanti del farsi di una città. Ne emerge l’immagine di un organismo che, aldilà delle trasformazioni proprie di ogni contesto, cresce sulla base di sentimenti estetici sostanzialmente immutati dal medioevo ai giorni nostri.