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Quello che ho da dirvi
Gli adolescenti italiani confessano le loro speranze e paure e rivelano cosa la loro generazione pensa della vita tra le pareti domestiche.
Il libro
«Cari mamma e papà, il mio sogno piu grande era vedervi dare un bacio, ma non c’è mai stato».
«Carissimi genitori vaffanculo… In compenso, però, vi voglio veramente tanto BENE. Baby».
«Sono figlio unico, ho un fratello, sono unico perche nessuno è come me».
Assemblando e montando centinaia di lettere, racconti, poesie, meditazioni e perfino brevi saggi (raccolti con una campagna che «Stile libero» ha lanciato nel gennaio 1997, dal titolo Quel che ho da dirvi), Caliceti e Mozzi hanno costruito un autoritratto degli adolescenti italiani tra le mura di casa. Invitati a esprimersi, i ragazzi hanno dimostrato di non avere peli sulla lingua né nel dichiarare la forza degli affetti né nel raccontare le situazioni piú drammatiche, divertenti e segrete.
Nel libro ci sono: l’amore l’indifferenza l’odio verso i genitori, il contrasto tra il mondo dentro casa e il mondo fuori casa, l’insofferenza o la beatitudine della dipendenza, la contrattazione sulla lunghezza delle gonne o dei capelli, la vertigine di cogliersi insieme simili e differenti, la scoperta dell’impotenza degli adulti. E poi i microavvenimenti della vita quotidiana, le chiavi di casa, l’ora del ritorno, la noia scolastica, le conversazioni a tavola, il manifesto di Jim Morrison in camera, la cucina come unico luogo nel quale si può parlare con la madre. Ne è scaturita una sorta di enciclopedia portatile dell’adolescenza italiana. Un lessico dei sentimenti adolescenziali, un collage di voci diverse: stridule, imploranti, sarcastiche, lievi, perentorie, che è anche il ritratto di un’ltalia che si prepara a diventare adulta.