Giulio Einaudi editore

Acidi accidentali

Copertina del libro Acidi accidentali di Nicholas Blincoe
Acidi accidentali
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Un morto sbagliato, una donna che non è piú un uomo, una pistola che non si trova dove dovrebbe essere. Un inseguimento anfetaminico tra le strade di una Manchester pulsante di musica techno e di pasticche, tra giovanissimi che bevono succhi di frutta e ingollano ecstasy, e «vecchi» gangster poco piú che trentenni, nostalgici dei sistemi degli anni Settanta. L'acido ha definitivamente corroso il noir.

Nicholas Blincoe è uno dei fondatori del movimento letterario dei New Puritans a cui abbiamo dedicato uno Speciale, commentato da Giulio Mozzi e Aldo Nove.

2001
Stile Libero
pp. 228
€ 8,26
ISBN 9788806159054
Traduzione di
Postfazione a cura di

Il libro

Cercate di immaginare Almodóvar che dirige un set cinematografico di John Woo a Londra, e potete farvene un’idea.

«GQ Magazine»

L’esordio nel thriller più convincente dell’anno… Pieno di umorismo nero e di inventiva.

«Daily Telegraph»

Un capolavoro contemporaneo.

«The Guardian»

Il neo-noir di Blincoe evita di ridursi all’esibizione di uno stile poiché si incentra su Estela, una figura viva e toccante che si staglia su una scena popolata da desperados.

«The Observer»

Un inseguimento anfetaminico all’ultimo respiro sulle strade di Manchester.

«The Guardian»

Non è certo un libro per sentimentali. Estela, già nota come Paul, ha fatto l’operazione ed è a Manchester dopo dieci anni, con l’ordine del mandante colombiano di far fuori il suo ex boss, gestore di un locale e di una lavanderia. Sulla sua strada trova: sesso (in molte combinazioni), droga (in molte varietà), violenza (con molto sangue), sbirri (corrotti al midollo) e una selezione di malavitosi metropolitani che di nome fanno Junk, Yen e Taxman. Dov’è l’interesse di Acid Casuals? In una consapevolezza e una efficacia insolite in un’opera prima. Blincoe rende con vivacità i bassifondi di una Manchester notturna; i suoi dialoghi, smaglianti, rispecchiano un parlato reale; i personaggi non soltanto sono assai credibili, ma riescono a trasmettere un senso di tristezza e partecipazione emotiva.

Marcel Berlins, «The Times»

La maggioranza dei neo-noir inglesi si riducono a molto fumo e niente arrosto, il che rende tanto piú notevole l’opera di Blincoe. Un autore che ha qualcosa da dire poiché ha capito che la cultura popolare, coinvolta com’è in un processo di estrema frammentazione, rende inadeguato qualsiasi punto di vista esterno ad essa, e si offre come un campo aperto. Acutamente inserendosi in questo paesaggio in movimento, Blincoe riesce a ricreare un panorama sia mentale – quasi anfetaminico – che fisico, una Manchester “lavanderia” di denaro sporco colombiano che si pone come vertice, con Karachi e Bradford, di un triangolo d’oro, una catena mondiale della droga equamente divisa fra gruppi etnici quasi omogenei. Il fatto che l’andatura della storia segua un ritmo da centometristi conta meno dell’impulso stesso da cui parte, una fertile assimilazione di culture, da quella delle discoteche alle mafie, dai transessuali ai piccoli criminali, kickboxers e buttafuori “gonfi di birra come sacchi di spazzatura pieni d’acqua”, il tutto nell’anarchia di immagini video in rotazione, attraverso il tocco di uno humour eccessivo e spietato. Il risultato è un affresco molto più esatto ed accurato, quanto alle tendenze attuali della vita inglese, di qualsiasi saggio o documentario tv.

Chris Petit, «The Guardian»

La bellissima Estela Santos, che prima dell’operazione si chiamava Paul, torna a Manchester con l’incarico di uccidere il suo ex boss, John Burgess, che non si dedica piú alla produzione di anfetamine e ha la facciata pulita di proprietario di discoteche e agenzie di viaggi. La sera stessa del suo arrivo, Estela fa un salto in uno dei locali di Burgess, e rimorchia Yen, un ragazzo bello, stonato e con la tendenza a rubare tutto ciò che non è inchiodato al pavimento. La mattina dopo, Estela scopre che il ragazzo è sparito, e con lui anche vari suoi effetti personali, compresa la Beretta che le serviva per uccidere Burgess. Estela parte a caccia del ragazzo, ma quando lo raggiunge, in un’altra discoteca di Burgess, lo trova morto: qualcuno gli ha sparato con la Beretta. La missione di Estela, donna/uomo fatale che si commuove ancora ascoltando Heart of Glass di Blondie, deve allora necessariamente passare per la scoperta dell’assassino di Yen… E inizia un viaggio scatenato nei tanti mondi in cui si è trasformata Manchester, una delle mitiche capitali inglesi della musica e dell’industria, in cui ora le fabbriche sono diventate «club» e al posto degli operai ci sono giovanissimi lavoratori «casuals», occasionali come gli acidi, – e la nostalgia impossibile degli anni passati si incarna nella figura straordinaria di Junk, visionario psicopatico dal cervello bruciato dalle anfetamine, che i giovanissimi gangster di strada considerano con rispetto…
Un romanzo pirotecnico, coloratissimo, fatto di dialoghi taglienti e azione incalzante, scritto in una lingua capace di inglobare la musica, di pulsare come un basso o seguire allucinazioni psichedeliche, e insieme assolutamente godibile, nella tradizione della migliore narrativa d’azione. Il primo romanzo che finalmente salda il noir a un ritmo decisamente acido.

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