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L’uomo che brucia
Due ragazzi chiusi in un microscopico e caotico appartamento decidono di scrivere un dramma sull'uomo che ha sganciato la bomba di Hiroshima e si ritrovano coinvolti in una folle, inquietante avventura sulla banale atrocità del Male. Un libro asciutto e stringato, che spalanca un abisso dove ogni lettore potrà trovare riflessa una parte della propria vita.
Il libro
Quante esistenze diverse siamo disposti a vivere per fuggire il Male che è in noi? Tante, lo appiamo. Quello che non sappiamo è il contrario: quante vite siamo disposti a vivere per affrontarlo? Quanto pazzesco coraggio abbiamo in noi? Di questo non abbiamo idea, perché quando lo sperimentiamo crediamo di stare facendo altro. Claudio e Sandro, i protagonisti di L’uomo che brucia, credono di stare scrivendo un dramma teatrale: hanno il contratto, una data di scadenza, un titolo pronto (Il bombardiere del Gianicolo), e un copione quasi finito che li soddisfa. Senonché spingendo un tasto sbagliato cancellano, senza possibilità di recupero, tutto il loro lavoro. Allora credono di ricominciare, e quando abbandonano Il bombardiere del Gianicolo per scrivere un altro dramma – ispirato al carteggio fra il pilota americano che ha sganciato la bomba su Hiroshima, Claude Eatherly, e il filosofo tedesco Gunther Anders – credono solo di avere avuto un’idea migliore. Poi iniziano a identificarsi uno nel pilota e l’altro nel filosofo, ad agire compulsivamente, assecondando le loro angosce, e a inabissarsi in un pantano di cancri, tossi psicosomatiche e tranquillanti. A questo punto credono solo di stare immedesimandosi nei personaggi per compiere fino in fondo il loro dovere. In realtà stanno sí compiendo un dovere, che però non è scrivere ma quanto di piú eroico possa esser concepito in questo mondo schifoso: consegnarsi alla banalità del Male, e accettarla anche fuori dalla grandiosa metafora della Bomba.