-
Antropologia e religione Antropologia e religione
-
Arte e musica Arte e musica
-
Classici Classici
-
Critica letteraria e linguistica Critica letteraria e linguistica
-
Filosofia Filosofia
-
Graphic novel Graphic novel
-
Narrativa italiana Narrativa italiana
-
Narrativa straniera Narrativa straniera
-
Poesia e teatro Poesia e teatro
-
Problemi contemporanei Problemi contemporanei
-
Psicologia Psicologia
-
Scienze Scienze
-
Scienze sociali Scienze sociali
-
Storia Storia
-
Tempo libero Tempo libero
Canzoniere
Il libro
La “nuova Raccolta di Classici Italiani Annotati” è tra le prime collane della Casa editrice: fondata da Santorre Debenedetti, e inaugurata con le Rime di Dante di Contini (1939), fu poi diretta dallo stesso Contini a partire dal 1953. Ora riprende la sua attività, ed è sperabile che, fermo restando l’alto livello voluto dal suo ideatore, possa tenere un ritmo abbastanza costante. Questo primo volume ha molti motivi di interesse, oltre al più evidente, cioè di proporre in edizione critica e con esaurienti apparati ed annotazioni, i sonetti amorosi del codice Laurenziano di quel Guittone d’Arezzo su cui Dante si esprime con un’ostilità segnata da senso di emulazione e da volontà di superamento. Anzitutto Lino Leonardi mette in evidenza le linee di una composizione unitaria che collega i sonetti e ne dimostra pertanto la provenienza da una raccolta d’autore, o meglio ancora da un “canzoniere”, cui Petrarca non può non aver guardato quando concepì il suo, che sarà poi modello inarrivabile per secoli. I sonetti di Guittone accennano dunque una storia, sia pur vissuta in gran parte nei confini della mente. Per di più, anche attraverso fitti raffronti intellettuali intertestuali con i trovatori ed i poeti siciliani e toscani, Leonardi rivela nei sonetti una sottile polemica con le convenzioni dell’amor cortese. Le acrobazie verbali di Guittone non si propongono né di suscitar meraviglia, né di portare agli estremi le elaborazioni di una poesia ormai estenuata (lo stilnovo è alle porte). Al contrario, Guittone esercita una raffinatissima parodia, mimetizzando sotto le sue metafore obiettivi carnali e spregiudicatezza, anche nell’astuzia, con la donna, che del resto gli tiene testa. La disinibita ars amandi sviluppata in un gruppo di sonetti trova applicazione negli altri; e con particolare vivezza, ora seduttiva, ora dialetticamente aggressiva e oltraggiosa, nella finale tenzone fittizia con la donna del desiderio.