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I Greci. Storia Cultura Arte Società. 1. Noi e i Greci
Perché una nuova opera sui Greci? In un'epoca che cerca di evitare l'etnocentrismo e ritiene antiquata l'idea di storia universale, che senso ha l'eredità greca, quale lettura possiamo darne alla luce della nostra storia piú recente?
***
Progetto e direzione dell'opera: Salvatore Settis,
Carmine Ampolo, David Asheri, Paolo Desideri,
François Hartog, Diego Lanza, Geoffrey Lloyd, Paul Zanker, con la collaborazione di Maria Luisa Catoni.
Il libro
L’intento dell’opera non è di tornare sulle monumentali “glorie della Grecia”, ma di presentare la grecità come problema storico. Seguendo la strada aperta dalla “Storia di Roma” di Arnaldo Momigliano, il curatore Salvatore Settis si vale dell’apporto di numerosi e titolati autori, che della cultura dei Greci hanno studiato zone finora trascurate, come la vita quotidiana, la storia delle mentalità, la tecnologia, la medicina, gli sport, gli schiavi, le relazioni fra città e campagna, e cosí via.
«La battaglia di Maratona, anche come evento della storia inglese, è piú importante della battaglia di Hastings. Se in quel remoto giorno il risultato dello scontro fosse stato diverso (se i Greci non avessero vinto), Britanni e Sassoni forse vagherebbero ancora per le selve». Cosí John Stuart Mill nel 1859; e sarebbe fin troppo facile moltiplicare citazioni come queste. Esse non solo implicano che le radici comuni della civiltà occidentale risiedono nella grecità, ma anche danno per dimostrato il suo valore preternazionale e fondativo, che scavalchi a un tempo, con bella spavalderia, i confini dei popoli e le barriere dei tempi: insomma, la storia greca come storia universale, o meglio come un suo snodo essenziale, necessario a intendere il mondo moderno, a partire dalle sue conseguenze per noi (o da quelle che decidiamo di prendere per tali).
Dall’Introduzione di Salvatore Settis.