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L’estate dei barbari
«Mentre ritornava verso casa, l'odore persistente dell'erba
tagliata le mise tristezza. Quant'era drammatica esattamente
la situazione finanziaria? Quanto a lungo il señor Scott
avrebbe tosato l'erba e lottato con il Toro? Cosa stava accadendo
nella vita di questa gente? Avevano sbattuto fuori
Guadalupe e, a giudicare dalla sua stizza, senza nemmeno
le due mensilità che erano buona norma nella borghesia di
Città del Messico, a meno che non ti beccassero a grattare
i gioielli o a seviziare i bambini. Araceli cominciava a capire
che si rendeva necessario manifestare un maggiore interesse
nella vita dei suoi datori di lavoro».
Héctor Tobar, L'estate dei barbari
***
Nominato dal «New York Times» uno dei migliori
libri del 2011 e dal «Boston Globe» miglior
romanzo 2011.
Il libro
Una villa moresca sul Pacifico. Araceli, la cameriera messicana, osserva gli occupanti. Una famiglia molto, molto perbene. Nessun dubbio su chi siano i veri barbari.
Un mattino d’estate, Araceli, l’unica domestica della famiglia Torres-Thompson a non essere stata licenziata per effetto della crisi, scopre che la casa è deserta. Dopo la violenta lite della sera precedente, sia il señor sia la señora sono spariti senza fornire spiegazioni. E soprattutto senza portarsi dietro i due intollerabili bambini. Cosí, nonostante Araceli abbia sempre tenuto a precisare di essere stata assunta come cuoca e domestica e non come baby sitter, si ritrova a dover badare ai due viziatissimi gringos. L’unica, forse, è cercare di rintracciare il vecchio nonno, visto da Araceli una sola volta e poi evidentemente bandito da quella casa…
***
La forza di questo libro sono i ritratti di persone che, pur cercando di trovare un linguaggio comune, continuano a fraintendersi… I ritratti acuti e umanissimi di Tobar rendono i personaggi perfettamente credibili. E le sue intuizioni diventano per noi rivelazioni.
«The New York Times Book Review»