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La morte moglie
«Le occasioni per arretrare sono finite
si corica al tuo fianco l'orizzonte
e il sole non fa piú rumore».
Ivano Ferrari, La morte moglie
Il libro
Questa raccolta – composta di due parti scritte a trent’anni di distanza l’una dall’altra – mostra la necessità e la coerenza di tutto l’arco poetico di Ivano Ferrari.
La prima parte (Le bestie imperfette) contiene poesie ritrovate su un vecchio quaderno scritto all’epoca di Macello. In un «tempo animale» si muovono figure colte al limite della morte e anche oltre, i carnefici mortali e le bestie morenti, i loro «gesti supremi», il puledro ucciso mentre è ancora «sporco di madre», gli animali che «muso contro muso | si scambiano le lingue» prima di morire, la mano che fruga nelle viscere («cosí piccola e calda | in mano mia | la morte»), la farfalla che si posa sulla mano di chi sgozza e poi vola via «verso altri modi di morire».
La seconda parte contiene poesie scritte in morte della moglie. Dopo il dolore animale, siamo qui di fronte al dolore umano. Il titolo (La morte moglie), cosí calzante e assoluto, potrebbe essere il titolo generale di tutta l’opera di questo poeta, che qui si trova vicino alla moglie morente. Sono uno di fronte all’altra («io sono quello che non ha il biglietto | tu la polena col tumore»), da pari a pari («allora guardami bene in faccia | vivere da morti non è difficile»). Siamo nel regno dell’agonia e della morte, dove anche la poesia partecipa di questa terribile compressione («muore sta morendo la materia | enorme ombra d’alfabeto»). Laconica per troppo accumulo, sarcastica per troppo dolore, sgraziata per troppa grazia, la voce di questo poeta è una di quelle che, una volta sentite, non si dimenticano piú. Se non vivessimo in un paese di morti, questa voce dissonante e unica non sarebbe solo una voce marginale intesa da pochi ma voce centrale della poesia italiana di questi anni.
Antonio Moresco