Giulio Einaudi editore
Rooney, Dove sei mondo bello, parlarne tra amici, persone normali

Dopo i successi di Parlarne tra amici, Persone normali e Dove sei mondo bello, Sally Rooney è tornata nelle librerie con Intermezzo. È la storia di Peter e Ivan che, alla morte del padre, vedono sconvolto il precario equilibrio della loro esistenza. Nascono nuovi amori, esplodono vecchie ruggini, si creano inedite alleanze. E in questo interludio si intravede la vastità potenziale di ogni vita.

Se per il Guardian Rooney è «il fenomeno letterario del decennio», Leonetta Bentivoglio nelle pagine di Robinson sottolinea come l’autrice sia «mitizzata dai millennial e giustamente adorata da chiunque».

E anche in Italia il libro era attesissimo, come dimostrato dalla grande affluenza all’evento del 12 novembre nella libreria Mondadori del Duomo di Milano: l’Einaudi ha festeggiato l’uscita del romanzo con una live performance durata tutta la giornata e con l’incontro intitolato Intermezzo: parlarne tra amiche.

Francesca Crescentini, Carlotta Sanzogni e Ilenia Zodiaco parlano di Intermezzo

Il libro sta ricevendo una calorosissima accoglienza non solo dai lettori e dalle lettrici, ma anche dalla stampa. Ecco alcuni estratti:

«È incredibile come ogni libro di Sally Rooney susciti una potente adesione, una sorta d’ipnosi che ci mette in contatto con le nostre fatiche e speranze emotive, col nostro senso d'inadeguatezza relazionale e con le nostre crepe e aspirazioni […] Intermezzo è forse il più ambizioso e profondo romanzo di Rooney».
Leonetta Bentivoglio, «Robinson – la Repubblica»

«Se penso a Sally Rooney, penso al silenzio. I gesti sospesi, certe parole non dette, un'intenzione covata e trattenuta, intimidirsi per amore. È lei, la sua letteratura di snodi carsici, a ritrarre il rumore di quest'epoca […] E adesso che pubblica il suo ultimo romanzo, Intermezzo, vale lo strano incanto che colpì i lettori quando si trovarono in libreria Parlarne tra amici, Persone normali, Dove sei, mondo bello - ovvero un certo stupore per la ferita della normalità. Le piccole cose grandi, direbbe Rilke».
Marco Missiroli, «La Lettura – Corriere della Sera»

«Scrivere ed essere scrittrice sono due cose diverse, due talenti distinti. Sinergici, talvolta, ma indipendenti: uno non è necessario all'altro. Sally Rooney li ha entrambi: è una magnifica scrittrice e magnificamente scrive […] Intermezzo è un capolavoro. È un romanzo sull'essere umano, sull'essere donne e uomini. Non uomini e donne di questo tempo, ma donne e uomini».
Simonetta Sciandivasci, «La Stampa»

«È un romanzo diverso che prova a tenere insieme tutto, la razionalità e l'istinto, l'amore e l'odio, la fedeltà e il tradimento, la politica attraverso le relazioni umane, ed è magnifico che sia tutto sempre al posto sbagliato, tutto letalmente al momento sbagliato, come già in Parlarne tra amici e in Persone normali: perché così è la vita […] Sally Rooney toglie la maschera al cuore umano, e ce lo consegna nudo, vero, e così disperato che viene voglia di perdonarlo».
Annalena Benini, «Il Foglio»

«È un romanzo pieno di vita con una scrittura anche spezzettata, non sempre fluida ma profondamente intima».
Francesco Musolino, «Il Messaggero»

«Intermezzo di Sally Rooney è forse il suo libro più bello. Racconta che disastro può essere la famiglia, e che consolazione».
Daria Bignardi, «Vanity Fair»

«A fare da contraltare a questa – chiamiamola – lucidità della parola, a questa apparente freddezza di prosa, semplice ma sempre efficace, giusta, misurata, è l'intensità dei contenuti, l'introspezione che si ricava dalla lettura, poiché si entra in contatto con il tema di fondo che guida la trama, un argomento spesso tabù: il lutto».
Eugenio Giannetta, «Avvenire»

«Rooney, un nome che è sulla bocca di tutti, anche di chi non l'ha mai letta, un culto, icona della Generazione Y, capace di scandagliare disagi e speranze di ventenni e trentenni di oggi […] Irresistibilmente fragili e in bilico, indagati da una scrittura asciutta, visiva, densa di dialoghi e lunghi soliloqui, i personaggi di Rooney nuotano controcorrente, ma sanno anche lasciarsi andare. “Niente è fisso. Vedi come va. Continua comunque a vivere”».
Carlotta Vissani, «il Fatto Quotidiano»

Classifica di Qualità de «La Lettura – Corriere della Sera» 2024

La città e le sue mura incerte di Murakami Haruki, uscito il 1° ottobre 2024, è il libro vincitore della Classifica di Qualità de La Lettura: «Un romanzone di 560 pagine diviso in tre blocchi, in cui si ritrova tutta la sua poetica: c'è l’amore adolescenziale di Norwegian Wood. Tokyo Blues; c'è il realismo magico-onirico dei suoi lavori successivi; c'è la vasta portata narrativa giocata per accostamento di macroblocchi […] un testo solidissimo, che in parte spinge il suo approccio al fantastico in territori nuovi e in parte lo riconduce in altri da tempo abbandonati. Il suo primo posto, ottenuto con ampio scarto sul secondo e sul terzo, è testimonianza della forza dell'autore classe '49 e dello stabile apprezzamento di cui gode in Italia».

Così Emanuele Trevi, sempre sulle pagine de La Lettura, si era espresso sull’autore e su questo suo ultimo lavoro: «Murakami ha fatto dell'incertezza l'elemento più importante del suo intrattenimento narrativo. Non si considera un artista, come ha scritto una volta, ma un “uomo libero”. Libero soprattutto di non farsi incalzare dal tempo, di non fare piani, di lasciare che il processo dell'immaginazione vaghi libero come un animale selvatico, spingendosi indisturbato dove vuole, obbedendo alle sue carsiche leggi interne, che non coincidono mai esattamente con quelle del mondo che sperimentiamo ogni giorno. La città e le sue mura incerte è un esempio perfetto di questo metodo, tanto che si potrebbe interpretare come un'allegoria della scrittura, il bizzarro autoritratto di una mente che dal fondo del suo “pozzo” continua a tessere i suoi intrighi. È come se Murakami, recuperando quella storia inaugurale, avesse tirato fuori dal fondo di un armadio un aquilone ancora poco usato, per dargli finalmente l'occasione di volare alla luce del sole il tempo necessario a dispiegare tutta intera la sua bellezza».

Dal profilo de «La Lettura»

Einaudi è la casa editrice presente nella Classifica di Qualità con più titoli, quarantatre.

Eugenio Borgna si è spento il 4 dicembre 2024, a 94 anni, nella sua Borgomanero, ove era nato il 22 luglio 1930.

Psichiatra di fama internazionale, fine conoscitore dell’animo umano e acuto indagatore delle emozioni, ha attinto il suo sapere dall’indefesso lavoro di ascolto terapeutico dei suoi pazienti. Il dialogo è sempre stato al centro della sua indagine, il fine ultimo della sua ricerca psichiatrica. Il suo obiettivo è sempre stato quello di andare oltre il manuale, oltre la teoria per raggiungere il cuore e la mente dei suoi interlocutori e pazienti, contribuendo incisivamente a rendere più calda e umana la psichiatria.

La laurea in Medicina e Chirurgia risale al 1954 all'Università di Torino e in pochi anni, parallelamente al cambiamento radicale della psichiatria, Borgna si affermò nel settore diventando prima responsabile del reparto di psichiatria dell'Ospedale di Pavia, quindi, dal 1963, direttore del servizio psichiatrico dell'Ospedale Maggiore di Novara.  Meno costrizione, meno repressione, meno forzatura. Questo è stato l’inossidabile principio su cui si è basato il suo lavoro di cura delle malattie mentali. E all’imposizione brutale delle cure psichiatriche di un tempo Borgna ha contrapposto i concetti preziosi di dialogo, ascolto e accettazione della fragilità dell’animo umano.

Se la psichiatria si configura come una disciplina che integra la biologia, la psicologia e la sociologia, Borgna per arrivare all’equilibrio sano della mente ha aggiunto e favorito lodevolmente l’aspetto umano.

Il suo lavoro, quindi, è stato fonte inesauribile per il binario parallelo e florido della scrittura saggistica, che ha avuto come orizzonte l’infinito evolversi e svolgersi dell’interiorità dell’essere umano immerso nella sua società. Ai tratti più umbratili della disperazione, del suicidio, della solitudine Borgna ha sempre contrapposto aspetti più fiduciosi e ottimisti, in un’oscillazione costante che corrisponde alla vibrazione dell’esistenza su questa terra.

Autore di molti libri importanti di valore scientifico, pubblicati con diversi e prestigiosi editori, ha trovato in Einaudi una casa accogliente per la sua straordinaria capacità comunicativa per un pubblico di non specialisti. Caratteristica dei suoi scritti divulgativi, infatti, era la sua capacità di rivolgersi alla letteratura e, soprattutto, alla poesia, che conosceva e amava. Il primo libro einaudiano appare già nel 2011, quando scrisse, insieme al sociologo Aldo Bonomi, Elogio della depressione, nella collana Vele, che si è rivelata per lui il luogo più congeniale ove raggiungere un vasto pubblico di lettori a lui molto affezionati. Qui pubblica fra i tanti, titoli come La fragilità che è in noi (2014), Parlarsi (2015), o La nostalgia ferita (2018). Nel 2017 aveva raccolto una serie di casi clinici in un libro più ampio, L'ascolto gentile, per la collana Frontiere, ora in tascabile. Così come sono in tascabile due fortunate raccolte di alcune sue Vele, dal titolo Le parole che ci salvano (2017) e Dare voce al cuore (2023). Ma ancora, quest'anno, nel 2024, con la consueta passione, ha pubblicato due Vele: In ascolto del silenzio e, poche settimane fa, L'ora che non ha più sorelle. Ci piace ricordarlo con alcune frasi dal primo di questi suoi due libri recenti, che ben riassumono il senso di responsabilità e di cura che egli sentiva nella comunicazione, clinica e quotidiana: «Ci sono parole che curano, e parole che accrescono il dolore, e questo non solo quando un medico si incontra con un malato, ma anche nella vita di ogni giorno. Siamo responsabili delle parole che diciamo, ma anche delle parole che avremmo dovuto dire e non abbiamo detto».