Giulio Einaudi editore
Marco Balzano

Dal Café Royal prima o poi ci passiamo tutti: genitori e figli, donne indaffarate, coppie di amanti e adolescenti spaesati. Davanti al bancone si srotolano relazioni da aggiustare e nuovi incontri, una galleria degli specchi in cui ciascuno può sorprendersi riflesso. Come spesso accade nelle grandi città, i personaggi di questo imprevedibile romanzo corale s'incrociano ogni giorno, si salutano, a volte si confidano e altre si ignorano. Forse non ne sono consapevoli, ma insieme formano una comunità.

Un libro fresco, vivo, incredibilmente contemporaneo, pieno di snodi, inciampi e possibilità. Storie che corrono a perdifiato, dove le traiettorie della vita s'intrecciano con i capricci del destino: un bar di Milano come il centro del mondo.

Dopo il successo di Resto quiQuando tornerò, Marco Balzano continua a fare quello che gli riesce meglio: ci convoca, mostrandoci come siamo davvero.

«Con la scrittura cristallina che gli ha fatto vincere innumerevoli premi, l'autore di Resto qui e Quando tornerò compie un'operazione analoga. C'è molto che non vediamo nelle vite dei suoi attori, alla fine di questo romanzo fulminante, eppure siamo lo stesso appagati. Come se, insieme a loro, avessimo bevuto il mondo in un caffè».
Enrico Franceschini, «la Repubblica»

«Ogni libro di Marco Balzano è pieno di fresca umanità. Di attenzioni alle cose della vita personali e collettive».
Gino Ruozzi, «Domenica – Il Sole 24 Ore»

«Basta leggere qualche riga di Café Royal per provare quell'eccitazione propria che dà la letteratura. Un romanzo corale, la cui struttura è una sfida riuscita. Ogni capitolo, uno sguardo sul mondo».
Lorenza Gentile, «Tuttolibri – La Stampa»

«Lo scrittore ce li fa guardare da vicino i suoi splendidi attori incastonati nel sipario del Café Royal. Sembra quasi di spiarli, e forse per questo non vorremmo lasciarli alla fine del romanzo, ma continuare a seguirli».
Annachiara Sacchi, «Corriere della Sera»

«Balzano riesce molto felicemente a calarsi nell'anima dei suoi innumerevoli comprimari, comprendendo le ragioni di ognuno. Alcune storie sono scritte in prima persona altre in terza, ma non fa differenza: l'adesione è totale. E spostandoci di vertice in vertice, di storia in storia, riusciamo a capire come la realtà abbia poco di oggettivabile e come lo scrittore abbia in seno il dono di far coesistere gli opposti contemporaneamente».
Valentina Berengo, «Il Foglio»

«Dopo le poesie di Nature umane, in cui affiorava la sua capacità di cogliere nel dettaglio, anche con meraviglia, la molteplicità e l’ambiguità dell'esserci, Balzano torna con efficacia alla narrativa inoltrandoci in un territorio dove i vari colori e caratteri dei personaggi e delle loro anonime avventure divengono tracce, insieme minime ed esemplari, dell'umana condizione nella realtà del nostro tempo».
Maurizio Cucchi, «il venerdì – la Repubblica»

«Pagina dopo pagina, quelle voci, che all'inizio sembravano stonate e separate le une dalle altre, iniziano ad accordarsi e intrecciarsi. Il risultato è una melodia capace di riannodare e raccontare i fili nascosti delle vicende di donne e uomini che, avendo smarrito il bicchiere di cristallo, si trovano a bere la vita da quello di vetro».
Carlo Carù, «Il Foglio»

Deepti Kapoor

Sono amati da alcuni, odiati da molti, temuti da tutti. I Wadia controllano trasporti, miniere, zuccherifici. Ma è con la speculazione edilizia che stanno consolidando il loro impero. Ora però le proteste di chi viene sfrattato montano e il «Delhi Post» sta indagando per fare esplodere lo scandalo. Grazie al carisma e alla determinazione, Neda è riuscita a insinuarsi nella cerchia di Sunny Wadia, il rampollo destinato a prendere in mano le redini della famiglia. Ma invaghirsi di una giornalista come lei è una debolezza che a Sunny potrebbe costare molto cara. Il compito di scongiurare la rovina spetterà ad Ajay, ragazzo di origini poverissime, autista, tuttofare, guardia del corpo e, all’occorrenza, vittima sacrificale.

L'età del male di Deepti Kapoor, primo volume di una trilogia, è stato «il caso della fiera del libro di Francoforte» (Alessia Rastelli, «Corriere della Sera) ed è tradotto, o in via di traduzione, in più di 30 Paesi. Presto diventerà anche una serie tv.

«Deepti Kapoor ha tratteggiato un dipinto preciso e puntuale di una situazione drammatica […] Tranne le storie dei protagonisti, è tutto vero: questo mondo corrotto e avido è l’India che Kapoor conosce. Per gli Indù è Kali Yuga, l’ultima età, l’età del vizio contro la quale qualsiasi sforzo è futile. È un’epoca senza dèi, dominata da uomini corrotti dall’ateismo e dal potere accumulato. È una condanna, una dannazione. Chi attraversa l’ultima era del ciclo induista non si rende conto di non avere più risorse: è confuso dal benessere. Forse è proprio per questo che non si può definire L’età del male un thriller, perché, benché sia il primo capitolo di una trilogia, non può giungere a una conclusione. “Il male”, come scriveva Cormac McCarthy, “Non ha un inizio e non ha una fine. Il male è, e noi siamo in relazione a esso”».
Giulio D’Antona, «tuttolibri – La Stampa»

«L’età del male è un affresco potentissimo, affascinante e violento di come gli universi del nostro mondo girino vorticosamente e senza scampo attorno al denaro, che diventa il nucleo, il nocciolo radioattivo di emozioni, aspirazioni, sentimenti, incubi e sogni di tutti, dagli emarginati che stanno addirittura oltre i bordi della società, intoccabili senza casta, fino a quelli che ci stanno al centro, anzi, sopra, con lo sfarzo e la potenza di antichi maraja. Bravissima Deepti e bellissimo L’età del male. […] Nonostante tutta la feroce disperazione che contiene, nonostante la sua disturbante violenza, questo è anche un romanzo spesso ironico e sicuramente divertente. Come Deepti ci sia riuscita è frutto di quella magia che appartiene ai grandi scrittori».
Carlo Lucarelli, «Corriere della Sera»

«Pagine imbevute nell’adrenalina di un viaggio nel sottobosco del crimine, nella politica corrotta e tra le speranze disattese dei nullatenenti del nord dell’India. Ma è anche un’escursione antropologico nella “New India” di vent’anni fa, epoca in cui è ambientato il primo tomo di un’attesissima trilogia […] Quanta lucidità e capacità di narrare con un linguaggio semplice, avaro di aggettivi, con frasi brevi: soggetto, predicato verbale, complemento oggetto, punto. Poche, rapide descrizioni per dare vita a personaggi come Ajay e Sunny, ma soprattutto come quello più autobiografico, Neda Kapur, la reporter che s’invaghisce del figlio del boss criminale, che diventa la Eco di questo gangster Narciso e viene avviluppata in una ragnatela da cui sarà complicato uscire, pagando in un certo senso un prezzo di sangue per questa relazione pericolosa».
Carlo Pizzati, «la Repubblica»

«Un romanzo prorompente che vi trascinerà nei bassifondi di Delhi».
The New York Times

«Giorni con un dilemma orribile: divorarlo o centellinare i capitoli per farlo durare?»
The Washington Post