Mese: gennaio 2020
Gli incendiari è il primo romanzo di R. O. Kwon, autrice coreana che vive negli Stati Uniti, i cui precedenti scritti sono stati pubblicati, fra gli altri, su «The New York Times», «New York Magazine», «The Guardian», «The Paris Review».
Il libro, annoverato fra i migliori dell'anno da oltre quaranta testate, racconta l’incontro fra Phoebe Lin, nata a Seul e cresciuta a Los Angeles, e Will Kendall, introverso ragazzo americano con un importante trascorso nelle comunità evangeliche.
I due intraprendono una relazione complice e sensuale che sembra poter colmare i loro vuoti. Will è un ragazzo serio che evita ogni distrazione, ma la perdita della fede ha lasciato in lui «un buco a forma di Dio». Phoebe al contrario è affascinante e disinvolta, e passa da una festa all'altra per nascondere il senso di colpa per la morte della madre.
La prosa di Kwon definisce un mondo e poi si fa da parte per lasciare che sia il mistero ad abitarlo. «The New Yorker»
Nelle crepe del loro passato s'insinua John Leal, un predicatore scalzo che avvicina «discepoli» da convertire. Si dice che da giovane abbia aiutato alcuni dissidenti coreani a raggiungere clandestinamente Seul dalla Corea del Nord, fino al giorno in cui è stato rapito, gettato in un gulag e torturato.
Scampato alla morte, ma non al ricordo degli orrori, è ritornato in America, ha fondando il gruppo Jejah, setta di cui entra a far parte anche Phoebe. Ma Will non ci casca. La retorica della fede, i «giochi di magia», l’«abracadabra», come li definisce, gli sono ben noti, e per questo ne diffida. Lui stesso li ha praticati nella sua vita precedente.
La prosa di Kwon è «tutta ritmo e zero fronzoli, tesa come il cavo d’acciaio su cui cammina il funambolo. I suoi studenti si muovono in un ecosistema chiuso, asfittico, dove i riferimenti culturali – canzoni, film, materie d’esame – si contano sulle dita di una mano». Ognuno dei protagonisti è «dominato esclusivamente da una ricerca radicale di senso, che prima o poi conduce alla fede, tema centrale del romanzo in tutte le sue forme: l’estasi dell’abbandono, il lavorio incessante del dubbio, la fragilità di ogni conquista interiore, la voragine dello smarrimento. Una linea d’ombra poco raccontata, di questi tempi, che Kwon invece traccia con mano sicura, offrendo al lettore la possibilità di affacciarsi sull’abisso» (Martino Gozzi, «Tuttolibri – La Stampa»).
Il 19 Gennaio del 2000 muore ad Hammamet, in Tunisia, Bettino Craxi. Pallido, smunto, fiaccato dalla malattia e dall'operazione, se ne va convinto fino all'ultimo di essere la vittima di un ipocrita sistema politico. Non è più, da tempo, l'uomo potente che era entrato da «gigante» nella politica italiana; il suo mondo, quando aveva deciso di rimanere in Tunisia, era già finito, il suo ruolo tramontato.
Leader del Partito Socialista dal 1976, Presidente del Consiglio dal 1983 al 1987, travolto dall'inchiesta di Mani Pulite, dopo essersi difeso in Parlamento e nei tribunali, nel 1994 decide di lasciare l'Italia per quello che orgogliosamente chiama «esilio» e che i magistrati definiscono latitanza.
A vent'anni dalla morte Marcello Sorgi ripercorre non solo il suo crepuscolo ma la sua vicenda umana e politica, offrendo al lettore un’importante occasione per ripercorrere quegli anni turbolenti che hanno segnato la vita di un protagonista «imponente» della storia italiana. «Tra tanti in uscita per il ventennale della morte del leader socialista si distingue per acume e velocità […] Il plot che Sorgi, senza arrivare a giudizi sommari, riesce a costruire è fatto di visite e incontri tra Di Pietro e Semler, si avvale delle testimonianze cruciali dell’ex ambasciatore Reginald Bartholomew e contiene le azioni dell’agente segreto Stolz e di altri specialisti della Cia, che operano in Italia con particolare attitudine nel campo del “regime change”» (Mario Ajello, «Il Messaggero»).
La sua morte, dopo il rifiuto, sofferto per alcuni, di concedergli un corridoio umanitario per consentirgli una fine dignitosa, lascia aperte molte domande, soprattutto quella del ruolo degli Stati Uniti nell'inchiesta di Mani Pulite; Sorgi, senza intenti moralistici, si muove fra le carte, cita documenti anche inediti, propone testimonianze offrendo ai lettori nuovi e interessanti spunti di riflessione.
«Molto interessante pure il capitolo che getta nuova luce sui tentativi di Craxi di aprire un canale con le Br, anche d’intesa con una parte della Democrazia cristiana. Ma le pagine che inevitabilmente restano più impresse sono quelle sulla fine dell’uomo che fu il più potente d’Italia» (Aldo Cazzullo, «Corriere della Sera»).