Giulio Einaudi editore
Maurizio de Giovanni

«Vai amico mio. E porta con te il mio cuore». Così Maurizio de Giovanni, tramite il suo profilo Facebook, saluta il commissario Ricciardi. Perché con Il pianto dell’alba l’autore chiude il ciclo di uno dei protagonisti più amati dai lettori e che presto diventerà una fiction Rai: «Il pianto dell’alba è il modo tenero, dolce, struggente, appassionato e incantato con cui Luigi Alfredo Ricciardi di Malomonte saluterà tutti i suoi lettori» (Maurizio de Giovanni).

Bastano poche pagine per capire che qualcosa nel commissario Ricciardi è cambiato. Lo avevamo conosciuto triste, inquieto, solitario: ora è un po' diverso. Questo perché, a dispetto del buonsenso e delle paure, un pezzo di felicità lo ha preso al volo pure lui.

Ma il destino non prevede sconti per chi è condannato dalla nascita a dare compassione ricevendo in cambio sofferenza, e non è dunque su un omicidio qualsiasi che il commissario si trova a indagare nel torrido luglio del 1934. Il morto è l’uomo che per poco non gli ha tolto la speranza di un futuro; il principale sospettato, una donna che lo ha desiderato, e lo desidera ancora, con passione inesauribile. Ne Il pianto dell’alba «si intrecciano storie su piani narrativi diversi, personale e professionale; ci sono agenti fedeli, loschi figuri e infide spie: tornano i personaggi noti ed è come se in questo clima da fine di un ciclo ognuno voglia dare il meglio di sé e il contributo più utile alla soluzione del caso. Con de Giovanni, maestro concertatore, che gestisce alla grande (come sempre) la materia narrativa» (Severino Colombo, «Corriere della Sera»).

Come sempre poi c’è Napoli, con i suoi vicoli e i suoi balconi, splendida e di cui, per stessa ammissione dell’autore, «Ricciardi non è altro che uno degli interpreti […] la vera protagonista di tutti i romanzi è questa città» (ospite al Tg 1, link).

Nelle librerie è disponibile la mappa con i luoghi chiave in cui è ambientata la serie del commissario Ricciardi. Qui la versione pdf.


In occasione dell'uscita de Il pianto dell'alba Mondadori store ha indetto un concorso per tutti i lettori:

Vinci i luoghi del commissario Ricciardi con Maurizio de Giovanni

Dal 25 giugno al 16 luglio 2019 tutti coloro che effettueranno l'acquisto del libro Il pianto dell'alba. Ultima ombra per il commissario Ricciardi (Einaudi Stile Libero) potranno vincere un viaggio per 2 persone a Napoli, con tour della città nei luoghi di Ricciardi e incontro esclusivo con l'autore.

Il concorso è valido sugli acquisti effettuati:
- nei Mondadori Store aderenti all'iniziativa, che espongono il relativo materiale promozionale
- sul sito www.mondadoristore.it

Qui, tutte le informazioni necessarie.

Dopo aver vinto il Premio Strega Giovani, Fedeltà di Marco Missiroli (Supercoralli) entra nella cinquina del Premio Strega, insieme a Addio fantasmi di Nadia Terranova (Einaudi Stile Libero).

Ecco le parole dei due autori:

«Per me è la prima volta allo Strega. Questo Premio è un mondo di storia, miti, leggende ma finché non sei dentro non lo capisci. Già dai dodici semifinalisti era emersa un’Italia culturale molto buona».
Marco Missiroli

«Non pensavo di arrivare qui. Il mio è un libro alla ricerca della sepoltura di un padre. Ho perso il mio a 11 anni, ma il romanzo non è autobiografico».
Nadia Terranova

Il libro vincitore sarà annunciato il 4 luglio.

  • Marco Missiroli

    Fedeltà

    «Che parola sbagliata, amante. Che parola sbagliata, tradimento».

    «Ci sono romanzi che sembrano provenire dal futuro. Romanzi che sembrano ritornare a noi, qui e oggi, da un tempo nel quale finalmente molti problemi sono stati risolti, cioè ricondotti alla propria perduta, primordiale naturalezza. Di questi romanzi...
    pp. 232
    € 12,50
  • Nadia Terranova

    Addio fantasmi

    «Non si può desiderare ciò che si ha già, mentre la mia intera vita dimostrava com'è facile amare un assente».

    «La scrittura di Nadia Terranova sconvolge per la sua precisione e sensibilità».
    Annie Ernaux

    «Un intensissimo romanzo capace di raggiungere livelli di equilibrio e maturità davvero...
    pp. 208
    € 12,50

Marco Missiroli, con il suo ultimo romanzo Fedeltà, si è aggiudicato il Premio Strega Giovani 2019. La premiazione si è svolta a Roma martedì 11 giugno nella Sala della Regina a Palazzo Montecitorio: «Sono felicissimo perché è un premio che viene dalla parte nuova, quella del futuro dell'Italia, della lettura e della letteratura. Sono stupito perché è un romanzo molto duro, di disillusioni e quindi significa che questa generazione nuova ha già masticato la parte di disillusione che è del nostro tempo», ha dichiaro l'autore dopo la consegna del premio da parte del presidente della Camera dei deputati Roberto Fico.

Lo Strega Giovani, arrivato alla sesta edizione, è assegnato da una giuria di circa quattrocento ragazze e ragazzi di età compresa tra i 16 e i 18 anni, di 55 licei e istituti tecnici del territorio italiano e dall’estero.

Mercoledì 12 maggio alle ore 21, presso il Tempio di Adriano di Roma, verrà annunciata la cinquina finalista: fra i candidati, oltre Fedeltà di Missiroli, c'è Addio fantasmi di Nadia Terranova. 

Sally Rooney

Fin dalla sua uscita in Gran Bretagna, Persone normali, il secondo romanzo di Sally Rooney, ha ricevuto una straordinaria accoglienza da parte della stampa e dei lettori. Definita dal Guardian «il fenomeno letterario del decennio», l’autrice irlandese con questo libro è diventata la più giovane vincitrice di tutti i tempi del Costa Novel Award e, il 13 maggio, si è aggiudicata il prestigioso titolo di Book of the Year ai British Book Awards. Il giudice Stig Abel ha dichiarato che «è decisamente probabile che Sally Rooney stia diventando la principale figura letteraria del nostro tempo, un talento generazionale. Leggeremo ancora Persone normali tra cinque anni e tra cinquanta».

Anche in Italia la storia di Connell e Marianne, e del loro complesso rapporto, sta avendo ottimi riscontri: «C’è qualcosa di geniale in questa autrice, nella sua voce che non ricorda niente di già sentito, nel suo racconto intimo e senza filtri di una storia che pur senza colpi di scena ed effetti speciali tiene incollati alle pagine per capire in che modo Connell e Marianne si incarteranno ancora, quale sarà il pezzo del puzzle della comunicazione che difetterà» (Alessia Gazzola, «Tuttolibri – La Stampa»).

Sally Rooney ha il dono di mettere a fuoco, con una finezza di sfumature da più parti austeniana, il ventaglio di schermi difensivi, zone scivolose e doppi fondi con cui si misura nella contemporaneità la dimensione del sentimento amoroso. Leonetta Bentivoglio, «Robinson – la Repubblica»

I due protagonisti, compagni di studi dalle superiori fino al college, si parlano, si scoprono, si frugano i corpi e i sentimenti all’insaputa di tutti. Si perdono e si ritrovano, aspirando a una normalità che sembra irraggiungibile. Attraverso la loro storia Sally Rooney «ha il dono di mettere a fuoco, con una finezza di sfumature da più parti austeniana, il ventaglio di schermi difensivi, zone scivolose e doppi fondi con cui si misura nella contemporaneità la dimensione del sentimento amoroso. È come se un mistero prendesse colpa […] Non c’è racconto di un amore fra due giovanissimi di oggi che sia più terso e psicologicamente esatto di quello che aggancia il lettore di Persone normali» (Leonetta Bentivoglio, «Robinson – la Repubblica»).

Attraverso il racconto del rapporto fra Connell e Marianne, e del difficile passaggio da adolescenza a età matura, «si rivela tutta l’abilità della Rooney. Imparziale con la propria generazione, ne svela le nevrosi senza giudicarle, mettendo a fuoco le dinamiche affettive più spietate e il perché tutti, in certi momenti della nostra vita, finiamo con l’accettarle» (Alessia Gazzola, «Tuttolibri – La Stampa»).

Per anni Marianne e Connell si ruotano intorno rischiando la vita e salvandosela, chiedendosi, promettendosi, negandosi, dimostrando che quello che li lega è una storia d’amore, fatta di «ubriacature, ombre infantili, perplessità e vertigini romantiche, nel senso più alto e letterario del termine» (Leonetta Bentivoglio, «Robinson – la Repubblica»), e di sentimenti profondi, «anche se i sentimenti non sono una garanzia perché una relazione funzioni» (Sally Rooney intervistata da Mara Accettura, «D – la Repubblica»).

Luca D’Andrea

«C'è da dire soltanto "sedetevi e allacciate le cinture", iniziando a sfogliare il romanzo di Luca D'Andrea. Perché se c'è una cosa che lo scrittore di Bolzano sa fare magistralmente, è quella di partire a razzo, senza troppi preamboli, ed entrare subito nel cuore della storia». Con queste parole, Lorenzo Cresci introduce Il respiro del sangue nella sua appassionata recensione per «Tuttolibri - La Stampa».

Ed è proprio dalle prime pagine che il lettore capisce che la vita di Antonio Carcano, detto Tony sta per essere stravolta. Scrittore di successo di romanzi d’amore, conduce un’esistenza appartata, monotona e tranquilla; vive nel quartiere di Bolzano in cui è nato con il suo vecchio e fidato San Bernardo, senza preoccuparsi troppo che sia il suo unico amico.

Nella sua vita irrompe Sibylle, se la trova davanti durante una passeggiata, guida una Enduro bianca, ha shorts e coltello a serramanico, casco e aria combattiva, inquietante, pericolosa. Porta con sé una foto che sconvolgerà la vita di Tony perché farà riemergere un segreto sepolto da anni.

C'è lui, giovanissimo, che sorride davanti a un cadavere coperto da un lenzuolo durante l’unica inchiesta della sua brevissima carriera di giornalista. Il corpo è quello di Erika Knapp, detta la Stramba, che la notte del 21 marzo 1999 aveva lasciato orfana una bambina dal nome stravagante: Sibylle. D’Andrea dilata «pagina dopo pagina, la sensazione di vuoto che precede l’ignoto. Ogni passo un dettaglio inquietante, una immagine distorta, una sbavatura della realtà che trascina il lettore in un vortice di ansia» (Stefania Parmeggiani, «la Repubblica»).

Vent'anni prima il cadavere di Erika era riaffiorato nel lago di Kreuzwirt, nel Sud Tirolo, un paese che custodisce un mistero impensabile fatto di menzogne e di violenza, di avidità e di follia; si disse che era un suicidio ma Sibylle non ci ha mai creduto e ora è lì, davanti a Tony, a chiedergli aiuto per scoprire il suo assassino. In più, dietro quella morte e la frettolosa inchiesta c'è l'ombra potente Wanderer, una figura misteriosa, davanti a cui tutti si inginocchiano.

«D’Andrea cammina sulla fune tesa nel vuoto, a volte si sbilancia contaminando le sue pagine con i toni dell’horror e del visionario, ma non molla mai la presa: è il terrore l’emozione che insegue. Già ai tempi del suo primo thriller, alcuni recensori avevano evocato Stephen King e il David Lynch di Twin Peaks. Che questi nomi siano nel pantheon di D’Andrea lo conferma Il respiro del sangue. Non solo per i meccanismi narrativi e per le evidenti citazioni (Il San Bernardo, la rabbia, i ritornelli crudeli e ossessivi dei bambini, la comunità chiusa nei suoi segreti) ma anche per quel gusto di cercare le smagliature della realtà e guardare sempre più a fondo negli abissi del male» (Stefania Parmeggiani, «la Repubblica»).