Mese: aprile 2019
Romy Hall ha ventinove anni e due ergastoli da scontare senza attenuanti per aver ucciso Kennedy lo Schizzato, il suo stalker. È sua la voce narrante di questo romanzo, intenso e ironicamente drammatico. L’umorismo «per me è importante, non per alleggerire il materiale più pesante ma per essere sinceri e dare profondità», spiega Rachel Kushner, intervistata da Cristina Taglietti per «la Lettura».
Ex spogliarellista cresciuta in un deserto affettivo, nell'indifferenza di una madre glaciale e passata attraverso l'esperienza della droga, Romy ha imparato presto fra le mura del carcere a non piangere, nonostante i materassi «puzzolenti di piscio», le porte delle celle che sbattono, le urla delle detenute; nonostante volesse fuggire da quell'incubo. «Migliaia di donne, come Romy, si barcamenano per sopravvivere, dentro e fuori Stanville, dove gli atti di violenza sono quotidiani. Kushner li evoca con grande precisione e uno stravagante senso dell'umorismo, senza traccia di sentimentalismo [...] Mars Room è il tragico e audace resoconto di una vita ai margini dell'America contemporanea» (Rosa Maiuccaro, «Vanity Fair»).
Una delle voci più intense della narrativa americana [...] Con questo terzo romanzo struggente e spietato Kushner entra nella carne viva della contemporaneità guardandola da dietro le sbarre di un carcere femminile americano. Cristina Taglietti, la Lettura - Corriere della Sera
Il ritratto che la Kushner consegna al lettore è spietato, lo sguardo della protagonista rivela la violenza del carcere americano e di una società che spesso non riconosce attenuanti soprattutto a chi sembra destinato da sempre alla reclusione: «Mars Room è un libro sull’idea di giustizia e su ciò che diventa vuoto, improduttivo, inutile nello spazio tra innocenza e colpa. È un libro sulla California, come la vedo io. E sulle donne. Riguarda il destino come concetto filosofico ma anche come relazione attiva con la vita, anche se si è stati condannati a dare quella vita allo Stato» (Rachel Kushner, «la Lettura – Corriere della Sera»).
C'è qualcosa, come una calamita, che avvince il lettore di Mars Room. Piú che averlo divorato mi ha divorato lui, morso dopo morso. «Slate»
L'autrice racconta la violenza della bellezza, l’ossessione delle nostre società per la punizione, il sogno americano che dalle praterie sconfinate si ribalta nel chiuso di una cella o di una capanna, le sconfitte degli ultimi e e le loro vittorie.
«Uno di quei libri che ti rimangono addosso come un tatuaggio».
«The Guardian»
«Mars Room merita di essere letto con la stessa quantità di passione, amore e umanità con cui è stato scritto».
«Publishers Weekly»
«Kushner è ormai una maestra. Sinceramente non so come faccia a sapere cosí tante cose e a trasformarle in romanzi tanto avvincenti e affascinanti».
George Saunders
Il 2 aprile è uscito Almarina, il nuovo romanzo di Valeria Parrella. È la storia dell’incontro nel carcere minorile di Nisida fra Elisabetta, insegnante di matematica cinquantenne che ha perso da poco il marito, e Almarina, una ragazza romena di sedici anni con alle spalle una storia di violenza familiare.
Fra le due donne nasce un legame che non può essere spezzato, soprattutto quando si affaccia per entrambe la speranza di poter ricominciare una nuova vita. L’autrice racconta la libertà di due solitudini con una voce calda, intima, politica, capace di schiudere la testa e il cuore.
Il romanzo ha ricevuto subito un’eccezionale accoglienza da parte della critica e di molte firme autorevoli del mondo letterario italiano:
«Valeria Parrella scrive, e con la scrittura arriva in cima alle montagne, guarda il mondo dall’alto: dall’alto il mondo è così piccolo che puoi tenerlo in una mano. Lei lo tiene e lo racconta da un punto minuscolo, la guardiola del carcere di Nisida, la piccola isola all’estremità della collina di Posillipo: quando la sbarra si richiude alla spalle di una donna che insegna matematica a un gruppo di giovani detenuti. Valeria Parrella da quella guardiola, apre all’immensità […] Il romanzo di Valeria Parrella compie questo percorso miracoloso: prende il lettori in un punto e lo trasporta in un altro punto, gli offre il mondo dall’alto, e in centoventi pagine tese e illuminate gli cambia lo sguardo».
Annalena Benini, «Il Foglio»
«Almarina di Valeria Parrella è uno dei libri più belli usciti negli ultimi anni: un racconto intenso, struggente, scritto con una lingua stupenda. Quando l’italiano diventa musica, musica che affonda le unghie nella realtà, si segna la storia della letteratura».
Caterina Bonvicini, link
«E ciò che l’io narrante chiama “la staratura di Nisida”. Ed è dentro questa staratura che il romanzo di Parrella offre un ulteriore livello di lettura, quello di una delicatissima storia d’amore, che ha perfino un che di fiabesco, appunto, per quanto di un fiabesco non privo di ombre, dove la protagonista si prepara a rimettere in discussione tutta la sua “vita di usura”, quando un giorno a lezione arriva una ragazza nuova […] Il romanzo però non offre risposte facili, nemmeno nel finale, perché la vita stessa non risposte facili, così come la Napoli che qui fa da sfondo, anche se quasi in lontananza, sembra sempre alludere a qualcos’altro: a una città prima della città, alla ricerca di una innocenza perduta per sempre».
Fabrizio Coscia, «Il Mattino»
«Valeria Parrella ha scritto un libro che racconta questo: l’amore perfetto. Quello che non vuole niente in cambio, che non ha un motivo per darsi. L’amore che non c’è. Nel difetto e nel dolore […] La sola recensione possibile a questo libro dovrebbe durare un secondo, essere di una parola: leggetelo».
Concita De Gregorio, «la Repubblica»
«Ci sono un'infinità di passi talmente densi e folgoranti che diventa istintivo fermarsi, rileggere, lasciar agire (come un balsamo per capelli o fate voi). La scrittura di Parrella è come se non avesse tempo di menarla per le lunghe davanti alla precarietà della vita di chiunque, ma è il contrario di ciò che associamo all'aggettivo "essenziale". È una scrittura che cattura lo scorrere incessante di cose, odori, sapori e altri incontri sensoriali da cui nascono pensieri e sentimenti che hanno la stessa plasticità della materia. […] Nessuna scrittrice come Parrella è capace di cogliere nella sua città la linfa ancora viva di una colonia greca di nome Neapolis».
Helena Janeczek, link
«Ogni volta che esce un libro di Valeria Parrella lo aspetto come si aspetta una lettera importante che mi riguarda».
Nicola Lagioia, link
«La sua qualità di scrittura, la rotondità e la precisione nei dettagli è qui costante, non cala mai, non ha mai un attimo di respiro, di bisogno di ricaricarsi […] Parrella ha raggiunto l’apice della sua maturità. Ciò può apparire scontato, ma non lo è affatto, perché sono tanti gli scrittori che negli anni non riescono più a migliorarsi».
Francesco Piccolo, «la Lettura – Corriere della Sera»