Mese: dicembre 2017
Promemoria si rivela dunque un libro attraverso cui scoprire diversi, inaspettati gradi della nostra realtà, viaggiare nel multiverso dei mondi possibili, raccogliendo il testimone, a distanza di trent’anni, di un altro importante esordio poetico: quello di Valerio Magrelli con Ora serrata retinae Bianca Garavelli, «Avvenire»
Con questo petit livre, «che ha la forma di annotazioni sul da farsi nel corso della giornata» (Antonio Prete, «il manifesto»), Bajani celebra con ironia, crudeltà e diffidenza il nonsense del mondo. Nel suo esordio in versi sceglie una scrittura poetica essenziale, richiamandosi così alla tradizione italiana del Novecento.
Ospite di Jovanotti al «Jova Pop Shop», l'autore ha ammesso che mettersi in gioco con la poesia «è stato come reimparare a parlare, a scrivere»; durante l'incontro il cantante, grande estimatore di Bajani, ha musicato e dato voce a due poesie di Promemoria.
I calibratissimi versi esprimono lo spaesamento, la solitudine, l'assenza. La scelta ricorrente dei verbi all'infinito rimanda sì all'appunto domestico da appendere, per ricordare, ma esprime anche la ripetitività delle azioni e situazioni umane. Per Tiziano Scarpa, Andrea Bajani è stato capace di ascoltare la nostra lingua, «non soltanto nella sua sapidità lessicale, ma nella sua muscolatura grammaticale; ha assecondato questa potenzialità, questa potenza; le ha obbedito. Fra le pieghe della grammatica ha trovato questa energia e l'ha fatta sprigionare», dando vita ad un libro «abissale».
Promemoria è un libro «che punta all'essenzialità. Il tema è la consistenza del linguaggio: le parole sono indumenti che vanno stretti, rifugi in cui chiudersi a chiave, urne per conservare reliquie, case da arredare, bestie che vanno in calore e abbaiano la notte» (Andrea Cortellessa, «Il Sole 24 Ore»).
Bisogna «lasciare una | sporta di parole per chi resta | lasciare una sporta a parte | per chi nel buio si dispera». Ecco allora che si intravedono come feritoia e spiraglio di speranza in un mondo ingannevole l'ironia e l'amore anche se il senso ultimo dell'esistenza rimane impenetrabile e «imprendibile» (Antonio Prete, «il manifesto»).
In ogni uomo dimora nel profondo una scatola nera, va trovata, suggerisce l'autore, e poi «ascoltata» e alla fine «colorata». Tanti sono gli spunti di riflessione suggeriti dalle parole incisive; è necessario capire perché e quando siamo morti, lasciare indietro i padri, «dentro la tagliola», per affrontare il cammino difficile del vivere.
Quando incontro un libro abissale mi tolgo lo zaino dalle spalle, lascio a terra il paracadute e mi tuffo. Quest’anno è successo con Promemoria di Andrea Bajani Tiziano Scarpa
«Preparatevi a ridere a crepapelle per una battuta esilarante per poi coprirvi gli occhi davanti a una feroce sparatoria due righe più sotto».
«Booklist»
«Torbido e avvincente. Lansdale compone un intreccio pirotecnico, riuscendo al tempo stesso a parlare di amicizia, famiglia e lealtà come nessun altro».
«Publishers Weekly»
«Chi conosce Joe R. Lansdale ne consuma le pagine come si fa con le ciliegie».
Gianni Cuperlo
***
La leggendaria coppia nata dalla penna di Joe R. Lansdale, alle soglie di una carriera trentennale, questa volta è alle prese con un omicidio a sfondo razziale che minaccia di far esplodere una cittadina dell'East Texas. Proprio quel Texas amato dall’autore, nonostante tutti i suoi difetti. Quel Texas che «ha scambiato ignoranza testarda per pensiero indipendente, ma che resta un posto pieno di gente interessante. Il Texas come stato mentale, un posto mitologico sulla terra reale» (Joe R. Lansdale intervistato da Gianni Cuperlo, «L’Espresso»).
Bastardi in salsa rossa inizia con Hap che, dopo esser stato ferito gravemente, ha realizzato di essere mortale; la sua testa però è dura, l'ha sempre avuta così e, anche se la «fatina della mortalità» ogni tanto turba le sue giornate, ha deciso di riprendere il lavoro con Leonard, il suo storico amico e collega.
Una donna di colore, Louise Elton, che vive a Camp Rapture, un quartiere violento e difficile dove i bianchi non piacciono, dove le regole non esistono, una sorta di Far West, vuole che si indaghi sulla morte del figlio che è stato, secondo lei, assassinato da tre poliziotti bianchi.
Il ragazzo, Jamar, era uno studente modello al Liceo e all'Università; la sua colpa è stata quella di voler far luce sulle molestie subite dalla sorella ad opera di Coldpoint, un agente corrotto. Ci sarebbe un testimone che ha assistito al pestaggio, tale Timpson, e l'indagine parte tra intimidazioni, dubbi, tensioni. Il problema principale è che non esiste alcuna prova del fatto che dei poliziotti l’abbiano ucciso. La sua storia non regge.
Il linguaggio del romanzo è duro come dura è quell'America che l'autore è abituato a raccontare; Lansdale, intervistato da Gianni Cuperlo per «L’Espresso», ha sottolineato come negli Stati Uniti i neri e la polizia abbiano sempre avuto un rapporto scomodo. Succede soprattutto in zone economicamente depresse, dove «i poveri vengono trattati come cittadini di seconda classe, come se fossero nati con il desiderio di essere dei fallimenti e vivere in povertà» (Joe R. Lansdale intervistato da «Gianni Cuperlo, L’Espresso»).
La sottotraccia etico-politca accompagna la storia, trascina il lettore in ambienti dove il male, il bene e la verità sono a volte difficile da distinguere. E lo fa divertendo: «chi conosce Joe R. Lansdale ne consuma le pagine come di fa con le ciliegie» (Gianni Cuperlo, L’Espresso»). C’è violenza ma c’è anche giustizia, sono due lati di una stessa medaglia, quella degli Stati uniti. C’è Hap «che pensa di aver tradito i suoi ideali, anche quando cerca di vivere rispettandoli»; e c’è Leonard, «un uomo pratico che accetta ciò che è». I personaggi «sono Yin e Yang, e si scambiano queste posizioni».
Insomma, «preparatevi a ridere a crepapelle per una battuta esilarante per poi coprirvi gli occhi davanti a una feroce sparatoria due righe più sotto» («Booklist»).
Un uomo viene trovato in un cantiere della metropolitana privo di documenti e di cellulare; qualcuno lo ha aggredito e percosso con violenza. Trasportato in ospedale, entra in coma senza che nessuno sia riuscito a parlargli. Di far luce sull'episodio sono incaricati i Bastardi, che identificano la vittima: è un americano in villeggiatura a Sorrento con la sorella e la madre, un'ex diva di Hollywood ora affetta da Alzheimer. Recandosi a piú riprese nella cittadina del golfo, vestita fuori stagione di un fascino malinconico, i poliziotti si convincono che la chiave del caso sia da ricercare in fatti accaduti là molti anni prima.
Souvenir è il nuovo capitolo della serie che vede protagonisti Lojacono e gli altri poliziotti di Pizzofalcone, alle prese con un mistero che ha la sua soluzione in un ricordo lontano e che li porta a uscire, per la prima volta, dalla città.
Un uomo, fra i cinquanta e i sessant'anni, senza documenti e cellulare, giace morente per una serie di percosse violente nel cantiere della metropolitana. In fin di vita viene portato in ospedale, dove inizia la sua personale battaglia contro la morte. Il quartiere dove è stato trovato è Pizzofalcone, proprio quello dei Bastardi, l'armata «irregolare e disordinata» che nel tempo inizia a farsi apprezzare, e della quale «nessuno ride più».
L'ispettore Lojacono e i suoi colleghi, di cui il lettore ormai conosce carattere e inquietudini, devono indagare; Aragona, munito di un esilarante nuovo capo di abbigliamento, scopre ben presto l'identità della vittima, un americano ospite di un albergo di Sorrento, il Tritone. È il figlio di un’attrice che nel passato è stata una diva del cinema ma che ora è malata di Alzheimer. La donna da giovanissima aveva girato un film, Souvenir, proprio nella costa sorrentina. Forse la chiave del delitto è proprio nel passato, un tempo lontano che, però, «non può essere cancellato».
I poliziotti devono incrociare il presente con quel tempo lontano e sono costretti ad uscire dalla propria città, dal proprio quartiere; emerge una storia d'amore, struggente come un film, che era iniziata in una notte di luna cinquant'anni prima, quando una bellissima giovane donna si era recata a incontrare un uomo che apparteneva a un mondo troppo distante dal suo: aveva molto da perdere ma era certa che ne valesse la pena.
La vicenda si svolge a ottobre, mese usato da De Giovanni come splendida metafora che accompagna il lettore per tutto il racconto: «quasi personificandolo, gli dedica un potente e poetico inserto e lo fa ritornare come un filo rosso in tutto il libro» (Alessia Rastelli, Corriere della Sera, link). Ottobre è il mese da cui è «difficile pretendere sincerità», quando «c’è il mare a sussurrare tutte le avventure della spiaggia e del tempo appena passato che non vuole passare».
Lo scorso anno i Bastardi di Pizzofalcone hanno fatto la loro apparizione anche in tv, nell'omonima serie prodotta e trasmessa da Rai 1: il successo della prima stagione è stato grande e il 27 ottobre sono iniziate le riprese per la seconda, in onda nel 2018. A interpretare l’ispettore Lojacono sarà sempre Alessandro Gassmann.
***
Luigi Palma, detto Gigi:
commissario.
Souvenir di una brillante carriera.
Giorgio Pisanelli, detto il Presidente:
sostituto commissario.
Souvenir di qualcosa che sembrava qualcos'altro.
Giuseppe Lojacono, detto il Cinese:
ispettore.
Souvenir di un sospetto e di una scoperta.
Francesco Romano, detto Hulk:
assistente capo.
Souvenir di un matrimonio felice.
Ottavia Calabrese, detta Mammina:
vicesovrintendente.
Souvenir di un fine giornata.
Alessandra Di Nardo, detta Alex:
agente assistente.
Souvenir di un colpo al cuore.
Marco Aragona, vorrebbe essere detto Serpico:
agente scelto.
Souvenir di una sciarpa di scena.