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L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica
I saggi qui raccolti, appartenenti agli ultimi anni della vita e dell'attività di Walter Benjamin, ci fanno conoscere un Benjamin piú legato all'attualità, alle prese con i problemi dell'arte di massa.
Il libro
La Gioconda su un foulard o l’incisione di un concerto di Ravel diretto dall’autore stesso e ogni giorno riascoltabile sono due esemplificazioni di quel fenomeno che Benjamin definisce la «perdita dell’aura» nell’epoca della riproducibilità tecnica dell’opera d’arte, ossia la perdita del «qui e ora» magico e unico che si fonde con la creazione artistica e la contraddistingue. Nel chiuso di un’automobile, ad esempio, mediante un mangianastri si può ascoltare quel concerto di Ravel al di fuori della sua unicità spazio-temporale, oggettivandolo e spersonificandolo. Nondimeno, la perdita del carisma insito nell’opera d’arte, «unica» eppure riprodotta, non è deplorata da Benjamin con quell’atteggiamento aristocratico che contraddistingue alcuni esponenti della Scuola di Francoforte. Egli collega infatti la «perdita dell’aura» nella società contemporanea all’irruzione delle masse sulla scena e alla loro richiesta di beni culturali che è giocoforza diventino merce. La riproduzione dell’opera d’arte in «sede impropria» non ne comporta una perdita di qualità, ma piuttosto una desacralizzazione, il che favorisce un’esperienza laica della cultura e ne sostituisce il valore rituale con un valore espositivo antiestetizzante.