Giulio Einaudi editore

Ombre cinesi

Indagine su una civiltà che volle farsi nazione
Copertina del libro Ombre cinesi di Stefano Cammelli
Ombre cinesi
Indagine su una civiltà che volle farsi nazione
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«La Cina non è una terra, non è una nazione. Cinese non è una razza né un popolo. Cina è fare propri determinati valori cresciuti in una tradizione millenaria».

2006
Gli struzzi
pp. XXIV - 266
€ 16,50
ISBN 9788806184674

Il libro

L’Occidente ha sempre inseguito il sogno di carpire i segreti della Cina, della sua prodigiosa vitalità e ricchezza. E la Cina non ha mai amato troppo l’interesse degli stranieri, ai quali ha spesso fatto credere ciò che volevano credere. Così, in un raffinato gioco di schermi e di specchi, è nato un altro paese: la Cina degli occidentali. Rappresentato bene da un nome – Cina – che viene utilizzato solo in Occidente. Di volta in volta, questa Cina immaginaria è stata terra di immense ricchezze (XVII secolo), modello di ogni buona amministrazione (XVIII), pronta all’Occidente e alla Cristianità (XIX), rivoluzionaria pacifica e virtuosa (negli anni della rivoluzione culturale maoista). Oggi quel paese appare interessato solo al denaro e all’economia. Ma esiste un’altra Cina, al di questo luogo sognato nello specchio occidentale? E come riconoscerla? Zhou Enlai non avrebbe dubbi, come disse a Henry Kissinger: «I misteri cinesi scompaiono in un solo modo, studiando».

Secondo l’ambasciatore britannico Macartney (1793-94) la Cina era un impero allo sfascio, retto da un vecchio pazzo. Per gli europei al seguito dei militari nelle Guerre dell’oppio era una nazione ormai morta, pronta ad entrare nell’orbita dell’Occidente. All’inizio del XX secolo centinaia di missionari la descrissero come una pacifica nazione di contadini, pronta ad abbracciare il Cristianesimo. Gli statunitensi credettero di farne una grande potenza anticomunista, per fermare Stalin. La lista dei nostri fallimenti nell’interpretazione della Cina non finisce qui, ma si estende al secondo dopoguerra fino agli errori dell’Occidente di fronte a Mao e alla rivoluzione culturale. O a quelli di oggi, di fronte ad una modernizzazione rapidissima che viene vista come l’unica dimensione di un paese molto complesso. Cercare di capire la Cina è difficile, ma diventa impossibile se ci si aggrappa a certezze che tali non sono. A partire dal nome – Cina – che in realtà esiste solo per noi occidentali. E se la parola Cina non esiste, ovviamente non possono esistere i cinesi. Chi sarebbero i «cinesi han»? L’Occidente si avvia all’incontro con la Cina del XXI secolo con poche idee, spesso superficiali. Lo spettro di un altro fallimento, l’ennesimo, è vicino. Serve uno sforzo di comprensione che si misuri con la complessità di una realtà sempre sfuggente.